Fernando Magliaro, giornalista de Il Tempo, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Roma Talk Radio e si è soffermato sul progetto Stadio. Ecco le sue parole:
Il ridimensionamento del progetto può portare ad uno spostamento dell’area individuata? Questo cosa comporterebbe nei rapporti tra Pallotta e Parnasi?
“Lo scenario delineato non è ancora preciso, si potrebbe definire come un potenziale intendimento dell’amministrazione ma tra questo e dire che sarà così c’è un mondo in mezzo. L’unica indiscrezione arrivata è quella del vice-sindaco Frongia, che ha confermato che non ci sarà il prolungamento della metro B. I tifosi non devono farsi prendere dallo sconforto, il semplice annuncio potrebbe servire a modificare qualcosa. Lo spostamento dell’area non è possibile, il progetto è calibrato su Tor di Valle. L’iter è stato incardinato su quella zona, qualora si decidesse di cambiarla bisognerebbe ricominciare tutto da zero e ricalibrare i progetti su una nuova area. Pensare ai rapporti fra Pallotta e Parnasi è troppo speculativo, potrebbero esserci problemi ma è una mia sensazione. Bisogna capire, qualora l’amministrazione si presentasse alla conferenza dei Servizi con le richieste ipotizzate, quale sarà la risposta dei proponenti. La proposta di riduzione funziona se c’è l’accordo tra le parti, se manca l’accordo il progetto non è fattibile, almeno non in questi termini”.
Non c’è il rischio di sovra-trafficare la via del Mare in occasione di match di cartello?
“Questo è uno degli elementi che potrebbe far cadere l’ipotesi su cui abbiamo lavorato. In questo scenario, il ponte carrabile della Roma non si farebbe più, ma si realizzerebbe quello dei Congressi, che non sarà pronto prima del 2022 e che personalmente dubito possa assorbire gli stessi i flussi di traffico. Il ponte dei Congressi verrà finanziato e realizzato dallo Stadio e indipendentemente dallo Stadio della Roma, di fatto per arrivare allo stadio almeno per un biennio servirà l’elicottero o tanta pazienza sulla Roma-Lido. Confidiamo nella saggezza non solo di Berdini ma dei funzionari che vanno allo stadio e sanno benissimo che non si può rischiare un ingorgo costante due-tre volte a settimana: per due anni avresti 40-50mila persone incolonnate sulla via del Mare”.
Senza opere pubbliche è a rischio lo Stadio? O le opere pubbliche potrebbero essere realizzate in seguito?
“E’ poco fattibile. Il decadimento dell’interesse pubblico, nella delibera della giunta Marino, è indicato come responsabilità dei proponenti. L’assessore Caudo aveva legato in maniera indissolubile stadio e opere di pubblico interesse per viabilità e trasporti, realizzati dagli stessi proponenti. Nel momento in cui viene data ad un’amministrazione terza lo stato per il Ponte e alla Regione Lazio gli interventi sulla Roma-Lido, la Roma potrebbe accettare un vincolo di questo genere, perché si rischia di essere dipendenti da amministrazioni su cui non si ha potere, avrebbe buttato dei soldi. Lo stadio aprirebbe uguale ma le opere pubbliche verrebbero realizzate in seguito: personalmente uno scenario da incubo”.
Il progetto potrebbe essere agevolato se venissero coinvolti elementi che fanno dell’editoria il loro business?
“Di costruttori a Roma ce ne sono molti, la Roma si è già rivolta a società primarie che potrebbero allargarsi ma non credo che la presenza di una società rispetto ad un’altra possa rallentare o velocizzare l’iter. Paradossalmente l’ingresso di un altro imprenditore potrebbe essere negativo, rafforzerebbe l’idea dei “palazzinari”, ma la Roma ha facoltà di ampliare il tutto: l’opera è così imponente che alla fine tutti quelli che contano saranno coinvolti, il cemento da qualcuno andrà comprato”.
Quali sono le tempistiche a questo punto?
“Il crono programma può variare ma è abbastanza rigido, quasi impossibile modificarlo. Se il 6 marzo la Conferenza dei Servizi darà l’ok, i lavori di costruzione inizieranno non prima dell’autunno 2017. Ci vorranno almeno due anni, fino al 2019 e magari aggiungiamo sei mesi di potenziale ritardo: credo che nella stagione 2019/2020 la Roma potrà giocare nel suo stadio. Bisogna considerare anche i collaudi e i test per la sicurezza che verranno effettuati anche durante i lavori di costruzioni”.
Per Natale del 2020 arriva il regalo?
“Prima. Se queste tempistiche non subiranno ritardi, nel 2020/2021 la Roma giocherà tutte le partite nel suo stadio, probabilmente anche il girone di ritorno del campionato 2019/2020. Pensiamo al fatto che nel 2014 si è iniziato un iter con cui, se si concludesse alla fine del 2020, la Roma avrebbe ottenuto in sei anni quello che la Juventus ha impiegato 15 anni ad ottenere”.