A stagione finita e obiettivo secondo posto centrato, avrebbe dovuto svelare il suo futuro. E invece mister Spalletti tace ancora una volta, rinviando la soluzione dell’enigma. Ecco cos’ha detto in sala stampa:
Può dirci che succederà in futuro?
“Prima vedrò il presidente, siccome non c’è mai ci voglio prima parlare e poi ci ritroveremo. Prima devo prendere un caffè con lui, purtroppo lui non abita qui. Prima della partita non c’è stato neanche tempo. Poi c’è stata la festa e non volevamo togliere spazio a ciò che si è celebrato. Domani mattina abbiamo un appuntamento a Trigoria e gli verrà detto se avete voglia di fare altre due battute”.
A cosa è stato dovuto quell’approccio così sbagliato?
“Oggi con il gol subito siamo andati subito in difficoltà, poi la Roma è magica e con la magia ha reagito. Ci siamo fatti prendere dalla voglia di disegnare subito e abbiamo fatto fatica in campo aperto. Abbiamo trovato una squadra con entusiasmo in un momento difficile perché la salvezza l’ha trovata domenica scorsa, ha levato quelli un po’ più vecchi e ha messo dentro i giovani, perché Juric ha carattere e lo sa trasferire alla squadra. Si è visto come ha partecipato alla partita e cosa ha trasmesso ai giocatori. Noi non siamo stati fortunatissimi con l’infortunio di Emerson, poi c’è stato il rischio di abbassare il livello di squadra con Mario Rui che non ha mai giocato. Siamo faticosamente riusciti a fare il secondo gol, poi l’abbiamo ripreso e li è diventato tutto più difficile. Poi ci ha aiutato il pubblico e l’ingresso di Totti e le sue giocate hanno determinato che il pubblico partecipasse. Noi non abbiamo mai perso la testa e questo è un merito. Quando abbiamo mandato Fazio avanti abbiamo mantenuto l’ordine e Dzeko è stato fenomenale, sul gol di Perotti ha fatto una giocata paurosa. Con fatica, ma la vittoria l’abbiamo meritata. Il fatto che ci sia girato tutto a favore è il risultato dell’impegno che ci abbiamo messo. Poi c’era il rischio di allungarci come successo nell’occasione del palo, quando abbiamo attaccato fuori tempo e ci siamo fatti imbucare. Dovevamo far meglio, ma secondo me non abbiamo fatto malissimo. Siamo stati ripagati dello sforzo, abbiamo sfruttato il sold out che non avevamo mai visto, grazie a Francesco che ha chiamato a raccolta tutto il suo pubblico e questo ci è servito”.
Ci descrive l’anno e mezzo che ha vissuto con Totti?
“Qualche volta ho sbagliato ad usarlo e nell’andare a prendere lui come carico che possa stimolare una crescita nei giocatori. Sono ruoli, a volte va fatto ma ci sono altre cose. Tipo che lui è un bravissimo ragazzo e qualche volta questo esaltarlo in continuazione può pesare anche a lui, cosa che non è successa perché lui ha questa personalità nel fare il suo ruolo. Poteva essere ogni tanto un limite per gli altri e ho cercato di usare questi ingredienti per creare una crescita negli altri perché ci vogliono tanti giocatori forti e la Roma li ha. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti i calciatori di un certo livello. La gestione che ho usato gli ha creato forse qualche limite, ma l’obiettivo era solo dare qualcosa alla Roma per renderla più forte. Se alleni la Roma punti sempre al massimo, ma in questo caso la seconda posizione assomiglia ad un obiettivo importantissimo”.
Il suo bilancio da quando ha preso la Roma? C’è qualcosa che non rifarebbe?
“Non mi ha mai dato grandi benefici guardare gli errori passati. Quando si sbaglia poi, nell’andare a riguardare l’errore si commettono ulteriori sbagli, poi devi sempre resettare e affrontare cose nuove. Difficilmente, andando a lavorare da un’altra parte, perché non ci sono le stesse situazioni. Guardi ciò che capita e affronti la situazione. Purtroppo è andata così mi dispiace se ho penalizzato qualcuno. Secondo me abbiamo lavorato seriamente, abbiamo guadagnato dei punti su diverse squadre. Quando sono arrivato l’anno scorso ho lavorato su quella squadra lì, poi abbiamo ricominciato, ci hanno portato via dei giocatori e abbiamo cercato di completare la rosa per quelle che erano le nostre possibilità. E’ una squadra forte, abbiamo vinto tante partite, siamo sempre ripartiti da zero, non abbiamo perso tante partita di fila e mentalmente abbiamo sempre reagito nel modo corretto in queste riunioni nello spogliatoio. Abbiamo parlato e ci siamo detti quello che pensavamo, siamo sempre stati molti seri e determinati. Ci fanno male le partite che abbiamo perso. Qualcuna l’abbiamo vinta come oggi, altre però non meritavamo di perderle e ci hanno fatto male. La seconda posizione è un grandissimo risultato, soprattutto visto chi ci sta davanti, che è una finalista di Champions. Anche stare davanti al Napoli è un gran risultato. Guardando il calendario dopo il derby eravamo tutti un po’ titubanti di poter chiudere davanti e invece poi l’abbiamo fatto e fatto bene. Abbiamo vinto partite difficili. L’anno scorso è successo l’opposto, noi stavamo benissimo e loro sembravano in flessione, poi hanno vinto un paio di partite fuori casa e sono rimasti davanti. Il Napoli è fortissimo, come la Roma”.
Nel caso andasse via, quali sarebbero i motivi?
“Ma se te lo dico vuol dire che vado via. Quando ho detto le famose frasi (‘Se non vinco vado via’, ndr) erano le frasi migliori per quel momento li. Mi è sempre sembrato di essere coerente nella mia vita, quello che ho detto va sicuramente collocato ma va anche un po’ mantenuto. Ho detto delle cose in precedenza e devono restare lì. Una cosa l’ho detto perché serviva, un’altra pure, ma un altra perché la pensavo. Restano lì, e poi si farà chiarezza. Non ti posso rispondere, non ha senso. Prendo il caffè e poi se ne riparla. E’ andato via, se l’avessi preso ora si poteva dire qualcosa”.