Avevo poco più di nove anni quando morì Giuliano Taccola a 25 anni allo stadio Amsicora di Cagliari, ma ricordo bene l’angoscia e la disperazione appena saputa la notizia.
All’epoca non c’era internet e l’unica informazione arrivava dalla Rai in modo certamente non tempestivo come invece accade oggi. Taccola per noi giovani tifosi rappresentava la speranza di avere un bomber all’altezza della situazione, un giocatore cui affidare le sorti di una squadra abituata a lottare ogni anno per le zone medio/basse della classifica.
Era la Roma di Marchini, con Losi, Capello, Cordova, Ginulfi e Peirò capitano. Fu la prima volta che piansi per la Roma e non fu facile per mio padre cercare di consolarmi, tanto era forte l’attaccamento per i nostri colori che proprio lui mi ha tramandato.
I ricordi frammentari di quel giorno si mischiano con quelli del giorno dei funerali alla Basilica di San Paolo, con una città intera a rendere omaggio ad un calciatore sfortunato, la cui morte è ancora avvolta nel mistero di un calcio che all’epoca poco tutelava la salute dei calciatori.
I tifosi non lo hanno mai dimenticato ed è entrato di diritto nella gloriosa storia delle “bandiere” della Roma raffigurate l’11 gennaio 2015 in una splendida coreografia della curva sud.
Bravo Ranieri a ricordare che la gara contro la Spal a Ferrara sarà una giornata del ricordo nel 50° anniversario della morte di Taccola e brava la Roma a rendere tutto questo possibile.
La storia si onora anche in questo modo.
2 commenti
Sembra che la roma però non abbia mai aiutato la famiglia in gravi difficoltà. È vera sta cosa?
Ciao Enzo,
so che anni fa la moglie fece causa alla Roma, ma non ebbe seguito. Se ti riferisci ad aiuti economici non so darti una risposta.
Carlo