Diego Perotti, trequartista argentino della Roma, è intervenuto ai microfoni degli organi ufficiali del club. Queste le sue parole:
Come stai?
“Bene, stiamo recuperando dopo il match di domenica che è stato duro, adesso abbiamo avuto due giorni liberi e stiamo bene”.
Ora stai meglio?
“L’ultimo non è stato un infortunio, sono stato fuori solo una partita per non rischiare perché il rischio era grosso, magari giochi mezz’ora e ti fai male. Adesso sto bene e posso allenarmi e giocare con continuità, è questo l’importante per la squadra”.
Quanto è importante la competizione con i compagni di squadra?
“Certo, prima di tutto perché il giocatore non può mai rilassarsi, dobbiamo stare sempre tutti al 100%, e non mi è capitato in tutti i club in cui ho giocato. Se abbassi il livello vai in panchina, quindi la competizione è sana. Serve per essere sempre al 100%”.
La Roma ha raggiunto la maturità?
“Avere tante partite senza prendere gol è importante. Da quando sono arrivato facevamo sempre 2 o 3 gol a partita ma ne prendevamo anche qualcuno in più, adesso magari è meglio non farne tantissimi ma avere la porta inviolata. Questo può dare alla squadra, attaccanti compresi, una maggiore sicurezza per affrontare le partite”.
E’ già un anno che sei a Roma, ti aspettavi così questa squadra e questo ambiente?
“In realtà non mi aspettavo niente di ciò che mi è successo: è stato tutto positivo per me, per la mia carriera. Sono arrivato in un club importante passando dal Genoa alla Roma, ho giocato due giorni dopo il mio arrivo e quello non me lo aspettavo. Da quando sono arrivato ho avuto un bel rapporto con tutti i compagni, mi hanno accolto benissimo dandomi una sicurezza e una fiducia per giocare che non mi aspettavo fossero così in un club come questo. Abbiamo vinto tante partite, perso pochi match, non siamo arrivati secondi solo per due punti, ma a livello personale è stato un anno bellissimo”.
Nelle ultime 38 paritite la Roma ha fatto 91 punti, sentite la necessità di vincere qualcosa?
“Sicuro, è questo che fa la differenza. Nell’ultimo anno abbiamo vinto tanti match ma non siamo arrivati, secondi, vuol dire che sono mancati un po’ di punti e di vittorie. Non basta vincere tante partite di fila, bisogna vincerle tutte giocando al massimo. Se ti rilassi dopo qualche vittorie diventa pericoloso, bisogna pensare solo a vincere ogni gara è questo che ti da la forza per vincere uno scudetto o un’Europa League o la Coppa Italia. In Serie A non puoi essere contento di vincere 10 partite di fila, le devi vincere tutte”.
Bisogna vincere a Genova…
“Siamo a buon punto, ma ancora secondi, quindi non abbiamo fatto nulla, se non arrivi primo non vinci niente. Ora abbiamo il Cesena in Coppa Italia e in Europa League il Villarreal che sarà una gara difficilissima e serve vincere”.
Ti aspettavi l’impatto di Fazio?
“Lo conosco ormai da 10 anni. Contro la Samp in Coppa ero seduto vicino a lui nello spogliatoio e gli ho detto che neanche nel suo miglior momento al Siviglia non me lo ricordavo così forte. Lo conosco da anni, ma a questo livello, con questa sicurezza, non lo avevo mai visto. Forse non è lui e non lo so (ride, ndr) ma sono felice per lui”.
Similitudini tra Roma e Siviglia?
“Ce ne sono. Calcisticamente sono due città molto calde, la gente ti chiede sempre di vincere. Roma è una città più grande, la squadra ha più tifosi e ha più voglia di vincere Ma anche a Siviglia i tifosi ti incitano e vogliono la vittoria, sono stato a Siviglia 7 anni e ho un buon ricordo. E’ simile a Roma”.
Cosa significa per un attaccante argentino chiamarsi Diego?
“Che ti posso dire, per me è il migliore. Mio papaà ha giocato con lui e mi ha sempre raccontato i suoi allenamenti e come vinceva le partite da solo. Per me è un onore essere argentino, essere convocato da lui in Nazionale è un piacere. Quello che succede quando lui va a Napoli non è normale, non so se succederà lo stesso con messi quando andrà a Barcellona tra 20 anni. Non posso credere che un calciatore riesca a far sentire così la gente”.
Sei un tipo riservato?
“Dopo gli allenamenti amo stare in famiglia. Qualcuno mi dice che non rido e che non scherzo, ma potete chiederlo a chi volete nello spogliatoio, sono uno che scherza e a cui piace passare il tempo con i miei compagni: spesso facciamo qualche cena a base di Asado. Non esco spesso in centro, ma questa è il mio carattere. In campo la mia faccia non è scherzosa ma non è sempre così, in campo serve concentrazione”.
Domenica sarà una partita dura con la Sampdoria…
“Sarà durissima e complicata, avranno voglia di rivincita dopo aver perso in casa, sarà dura. Ma sarà dura come con il Cagliari, il Genoa e l’Udinese. Sono partite che ti possono dare lo scudetto, ti possono far vincere. Può sembrare facile batterli, ma Marassi non è facile, la gente è vicina e ti ammazza. Giocano bene a calcio, sarà durissima, hanno buoni giocatori. Vogliamo i tre punti”.