James Pallotta, presidente della Roma, ha rilasciato un’intervista alla Nbc per la rubrica “ProSoccerTalk”, analizzando a 360 gradi il presente e il futuro giallorosso. Queste sono le sue dichiarazioni:
Finalmente ha capito quanto può essere impegnativo essere il proprietario americano di una grande squadra europea. Ma pensava fosse così dura?
“Molto di più. Ed è ancora una sfida. Come puoi immaginare è uno sport differente rispetto a quello che viene fatto come partner dei Celtics o di qualsiasi altro sport negli Usa. Alla fine è gratificante, alcune cose le abbiamo fatte bene, altre meno, altre ancora le stiamo modificando. Alla fine, dall’esterno, molte persone possono pensare che stiamo facendo un buon lavoro ma io non ho molta pazienza. Io mi soffermo molto sugli errori e su quello che dobbiamo ancora fare piuttosto che sulle cose positive che sono state fatte. È il modo in cui ho gestito i fondi di investimento per 25 anni, possono esserci giorni in cui gli investimenti vanno alla grande ed uno in cui non vanno ed io mi rimprovero per quel singolo giorno”.
La Roma è una delle società che usa maggiormente la tecnologia per acquisire visibilità?
“Ci sono cinque o sei idee che dobbiamo sviluppare in termini di guadagno. A livello di social media e digital media siamo forse la squadra che è cresciuta di più, con la tecnologia stiamo facendo cose che nessuno aveva fatto prima. Siamo stati i primi a trasmettere in streaming su Facebook una partita, i nostri calciatori e lo staff usano molto Twitter, Facebook e Periscope. Stiamo facendo molte cose interessanti ma c’è ancora molto, dal merchandising allo stadio”.
Sei un patito delle statistiche, qualcosa che è molto caro alla tua famiglia, tuo figlio dirige una startup, la Tag, che può essere d’aiuto alla squadra in termini di analisi…
“Abbiamo investito in questa azienda ma la usiamo ogni tanto. Abbiamo costruito il nostro database analitico, sia a Roma che a Boston. Abbiamo raccolto dati importanti sui calciatori e sui metodi di allenamento. Abbiamo assunto diversi specialisti, non proprio dei data specialists, ma dei diplomati e dei professori da un paio di scuole”.
Lo scorso anno ha parlato della Serie A che deve prendere esempio dalla Premier League. In che cosa?
“In Premier c’è un campionato molto più simile a ciò che si vede negli Usa, hanno una lega che funziona come una lega. Sul fronte della tv, la Serie A va bene ma se si confronta con Premier e Liga possiamo capire che nei prossimi 10 anni la Serie A potrà crescere di dieci volte”.
Il vostro marketing è molto aggressivo, avete la fortuna di avere un logo e dei colori inconfondibili..
“Ti dico una cosa, ci sono degli studi che dicono che i colori della Roma sono i più riconoscibili nel mondo del calcio. La nostra maglia, disegnata con la Nike, è stata votata come una delle migliori 100. Ho fatto mettere il lupetto con Romolo e Remo e la gente è impazzita”.
Cam Neely è sempre stato considerato un giocatore di baseball duro ma dotato, cosa ti aspetti possa dare in termini di leadership nella dirigenza della Roma?
“Cam è un mio buon amico, è stato per tanto tempo presidente dei Boston Bruins, per questo porterà la sua esperienza da sportivo. Charlotte Beers ricalca perfettamente quello che noi intendiamo sul marketing e sul branding. Stanley Gold era alla Disney ed ha tantissima esperienza, John Galantic era da Chanel e ci aiuterà molto. Il board è stato creato con l’unico pensiero di aiutare la Roma”.
Quando ho parlato con Spalletti la scorsa settimana, mi parlava della necessità di vendere un giocatore da 100 milioni per prenderne due o tre di buon livello. Mi ha colpito che fino a qualche anno fa si parlava di 5 o 6 giocatori con quella cifra. Cosa pensi?
“Ci sono dei club che decidono di spendere molto. Nel caso della Juventus sembra che debbano cedere Pogba. È naturale. Non credo che la Juventus avrebbe speso così tanto per un attaccante se non avesse avuto Pogba. Molte squadre hanno fatto un ottimo lavoro nel creare un gruppo senza spendere stupidamente i soldi. Abbiamo vinto lo scudetto Under 18, sono andato a vedere i ragazzi di 9-10 anni e sono rimasto impressionato dalle loro potenzialità. Giocano un calcio stile Barcellona ed il nostro intento è quello di far crescere internamente dei ragazzi di 16, 17 o 18 anni che possano giocare in prima squadra. Stiamo impiegando tanto tempo a costuire un database e delle collaborazioni che possano farci scoprire talenti qui negli Usa ed in altri posti. Il nostro progetto giovanile si ispira a quello che hanno fatto il Siviglia e l’Atletico Madrid negli ultimi anni: l’Atletico è arrivato alle ultime due finali di Champions League ed il loro reddito è di 160-170 milioni”.
Sui giovani talenti della squadra?
“Nella rosa di questa stagione abbiamo Sadiq e Ponce che hanno 19 anni. Abbiamo Seck, un ventenne senegalese, che pensiamo sia incredibile. Abbiamo il diciottenne Nura che è infortunato ma che in 2 o 3 anni diventerà un grande calciatore. Abbiamo Federico Ricci di 22 anni che può diventare un buon attaccante. C’è Leandro Paredes che è tornato dal prestito ed ora combatte con Daniele De Rossi per una maglia da titolare. Gerson ha 19 anni e promette bene“.