Nazionale. De Rossi: “Non è vero che passeggiavo in campo, ero infortunato. A Roma spesso dicono “è fatta, ce lo siamo tolti di torno”

Twitter @Vivo_Azzurro

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Il centrocampista della Roma e della Nazionale Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa dal ritiro francese di Casa Azzurri in vista della partita contro l’Irlanda, gara valida per la terza giornata del Gruppo E di Euro2016. Queste le sue parole:

Pensate già agli ottavi di finale?
“Non è una partita inutile contro l’Irlanda, è vero che siamo primi matematicamente e butteremo un occhio a quelle partite, ma noi dobbiamo giocare contro l’Irlanda per terminare a 9 punti. Una partita che sarà importante per chi ha giocato di meno in modo che tutti possano sentirsi partecipi della squadra, noi siamo calciatori e un po’ siamo egoisti, speo che chi giochi sia protagonista contro l’irlanda e anche nelle prossime partite”.

Qual è la forza del vostro gruppo?
“Siamo una squadra che forse non ha individualità rispetto ad altre, ma abbiamo altre caratteristiche che le grandi non hanno. Abbiamo ricambi, tante squadre hanno delle stelle ma il balzo dalla stella alla riserva è molto hanno, qua c’è equilibrio. All’inizio non è stato troppo negativo il fatto che troppe luci non erano puntate su di noi, ora abbiamo scoperto le nostre carte e ci temono”.

Un commento sulla vittoria della Raggi alle elezioni del nuovo sindaco della Roma?
“Un grande in bocca in lupo alla Raggi e a chi lavorerà insieme a lei, Roma ha bisogno non dico di una rinascita ma di una risalita. Abbiamo vissuto momenti di difficoltà, vivendo in centro storico me ne sono accorto maggiormente”.

Sulla forza del gruppo incide anche Conte?
“Quando parlavo delle nostre qualità mi riferivo a Conte, ma se poi lo nomini passi per ruffiano… Conte dà equilibrio, questa cosa pesa, quello è un vantaggio che abbiamo rispetto ad altre nazionali e allenatori. Come figura è abbastanza presente, non ci interessa di quello che sarà il suo futuro, sappiamo la sua scelta, sarà la sua ultima avventura in Nazionale. Va bene così, m’avrebbe sorpreso se fosse rimasto troppi anni, è un animale da campo. Io sono un giocatore forte ma le stelle sono altre, anche il palmarès parla per una stella. Quando dicono che se un gol l’avesse fatto Messi ne avrebbe parlato tutto il mondo, è vero ma è giusto che abbiano un credito più ampio”.

Com’è stata la preparazione? I due cambi subiti?
“Quando ho parlato a Coverciano questo mini ritiro era già abbastanza chiaro, si vedevano già i frutti, la stanchezza che poi avremmo smaltito. Si stanno raccogliendo ora, nei secondi tempi abbiamo corso molto. La seconda partita era più difficile, era molto caldo. Nel secondo tempo abbiamo mantenuto un livello di aggressività molto alto. I cambi sono decisioni dell’allenatore, non è se un discorso tattico o tecnico, in entrambe non ho chiesto nulla. Capisco che ci sono giocatori forti in panchina che possono dare il loro contributo. Ci atteniamo a rispettare le scelte”.

La rinascita psicologia?
“Che passeggiavo e che fossi fuori dai piani di Conte e della Roma non era vero, ero solo infortunato. Non ho giocato, il fatto di essere fuori dai pensieri dell’allenatore può darsi che sia perché ero stirato, due volte in un anno. Il cambio di valutazione è dovuta ai risultati, tutti quanti facciamo belle prestazioni. Solo questo, ho passato periodi dove ho giocato molto peggio di quest’anno, ho fatto ottime partite. Ne ho saltate alcune perché la mia squadra fortunatamente vinceva. A Roma spesso dicono è fatta, ce lo siamo tolti di torno, quando la Roma vince senza di me. Solo che non è bello, non è la realtà”.

La partita di mercoledì?
“Potrebbe essere un problema che loro abbiano motivazioni e noi un po’ meno. Sono conosciuti come squadra che ha tempra, che dà tutto. Nel 2012 non avevano niente da vincere, gli stessi tifosi hanno tifato novanta minuti. Daranno ancora di più e non possiamo farci trovare impreparati. Non vogliamo fare regali. Non ho visto la gara contro la Svezia, abbiamo seguito qualche spezzone video. Hanno fatto abbastanza bene nella prima partita, nella seconda fino al loro gol. C’è un attaccante molto forte e veloce, squadra molto fisica”.

Il reparto difensivo dell’Italia?
“Credo sia il reparto migliore del mondo, insieme a Buffon. Il più omogeneo, i giocatori più complementari che possiamo trovare nel panorama calcistico mondiale, presi uno a uno sono eccezionali, sono contagiati da una mentalità trascinante per noi giocatori, anche per chi ce l’ha già di suo. C’è poco da dire, faccio il mio ruolo da mediano per le mie caratteristiche. Non sono né Pirlo né Iniesta anche se mi marcano a uomo novanta minuti, forse mi hanno scambiato per qualcun altro. So di avere doti tattiche difensive, cerco di far arrivare meno palloni possibili a una difesa che saprebbe sbrigarsela da sola. Il lavoro è poi di squadra, ma dovendo isolare i reparti loro sono fenomenali”.

Il rapporto con la Roma?
“È ottimo, non c’è malinconia né piaggeria, non c’è richiesta di aiuto. Sto benissimo, l’età mi fa valutare critiche e giudizi, l’esperienza mi ha anche insegnato che chi ti giudica non sa nemmeno di cosa sta parlando. A volte non è cattiveria, è proprio incompetenza e penso di stare anche simpatico alla maggior parte dei giornalisti, non possono attaccarmi. Il fatto che non sia mai stato uno che si cerca di vendere dietro le quinte è importante. Non sempre c’è la capacità di analizzare la situazione, un’annata o un infortunio. Bisogna essere rispettosi, come dice Adani. Ci sono ore e ore di lavoro, di sudore, sparare un giudizio su un calciatore. Se un giorno dovessi fare questo lavoro non mi dimenticherò mai queste parole”.

L’Italia è diventata una delle favorite? Roy Keane ha detto di essere colpito dal gioco dell’italia…
“Diciamo che Germania e Spagna li ricordiamo come vincenti perché li abbiamo visti, è un po’ presto. Siamo passati da grande sfiducia a mire molto alte, noi non vogliamo scaricarci di pressione o responsabilità, bisogna essere realisti. Un Keane che ha fatto dell’agonismo e dell’intensità alcune delle armi migliori si può innamorare in una squadra come la nostra. Gli esteti tendono a rispecchiarsi nella Spagna. Bisogna vincere per essere ricordati, lo stesso Leicester se non avesse vinto lo avremmo ricordato per un paio di anni e poi dimenticato più velocemente di quello che sarà. La vittoria finale fa molta differenza”.

Contento per la vittoria della Raggi?
“Siamo nel 2016, non ci dovrebbero essere distinzioni. Ora c’è un cambiamento perché il partito ha quattro o cinque anni di vita. Non sono un politico, non ho le competenze per dare dei consigli per dire quello che deve fare oppure no. Io sono tifoso del sindaco, qualunque schieramento ne faccia parte. Non è una gara di calcio, ha vinto chi ha vinto, dare una mano ed essere collaborativi”.

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