a cura di Massimiliano Spalluto
“C’è una tradizione che va rispettata…”, sembra aver pensato Eraldo Monzeglio, difensore della Roma e della nazionale campione del mondo guardando i suoi compagni. La “tradizione” in questione è quella che vede la Roma degli anni ’30 dettare la sua legge nella stracittadina. Predominio quasi totale dei giallorossi che, durante il derby del 3 ottobre 1937, sembra trovare una rara eccezione. A pochi minuti dal termine la Lazio è in vantaggio 1-0, la palla del pari non vuole proprio entrare. È in quel momento che Monzeglio prende una drastica decisione: via gli scarpini! Gioca quello che resta della gara scalzo, per dare un segnale e spronare i compagni a dare il massimo.
Per la Lazio la stagione precedente, 1936 – ’37, risulterà la migliore in assoluto dall’istituzione del girone unico nel 1929 fino al 1974; per lei il secondo posto dietro al Bologna di Renato Dall’Ara. Il gap finale con i rossoblu campioni d’Italia sarà di appena tre punti; a conti fatti, i due derby che la vedono sempre sconfitta, finiscono inevitabilmente per risultare decisivi nella corsa al titolo. In particolare la gara di ritorno, che la Roma vince in trasferta con la rete direttamente su punizione di Alfredo Mazzoni, degenera dopo il fischio finale dell’arbitro Scarpi. Una rissa furibonda si scatena tra i presenti in campo, le forze dell’ordine intervengono per separare gli attori coinvolti. Le conseguenze dell’appendice pugilistica fuori programma sono pesanti: multe salate per le due società e la squalifica per i romanisti Bernardini e Subinaghi ed i laziali Piola e Viani. Per le due disfatte i laziali meditano la vendetta sul campo; l’attesa per potersi ritrovare cresce e si giunge alla sfida del 3 ottobre. Al 21° del secondo tempo combinazione Riccardi – Marchini – Piola e tiro di quest’ultimo, vantaggio Lazio. La Roma domina, al termine del match si conteranno 14 angoli a favore contro 1 solo degli avversari, ma il risultato le sta sfuggendo di mano. È a questo punto che si verifica l’episodio di cui abbiamo parlato: Monzeglio spera così di spingere la squadra a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ad un minuto dal termine Milano compie fallo su Serantoni, punizione. Da trenta metri calcia Frisoni che sorprende il portiere Provera, gol! È l’agognato punto del pari. Poco dopo il direttore di gara, Barlassina, dichiara concluso l’incontro.
L’esito finale ha lasciato spazio a sentimenti contrastanti da ambo le parti; i tifosi giallorossi, dopo una contesa dominata ma che, ad un certo punto, pareva compromessa, erano soddisfatti per il pareggio colto in extremis. Sulla sponda opposta i cugini, dopo l’inatteso vantaggio di Piola, già pregustavano la vittoria, un sapore pressoché sconosciuto ai loro palati all’epoca di Campo Testaccio. L’impresa svanita ad una manciata di secondi dal triplice fischio fu una beffa che li riportò alla realtà. La vendetta sportiva era nuovamente rinviata ad un’imprecisata data futura.
Ai calciatori delle due squadre, invece, era richiesta una riappacificazione pubblica dopo la mega rissa nel post derby di febbraio, ed il gesto invocato puntualmente arrivò. Immortalati su una pagina de “Il Littoriale”, alcuni dei protagonisti si erano riuniti intorno al tavolo di una birreria del centro, dopo la partita, sorridenti e sereni. Tra i presenti gli autori dei due gol, Silvio Piola ed Evaristo Frisoni ed ancora Fulvio Bernardini, Danilo Michelini, Gipo Viani, Pietro Serantoni, Franco Scaramelli, Giuseppe Baldo ed altri atleti di entrambe le squadre. L’obiettivo era quello di inviare un messaggio di pace alle due calde tifoserie per rasserenare il clima almeno fino alla stracittadina successiva, quella del 6 febbraio 1938, in cui la Roma tornerà alla vittoria (2-1) sempre “…per rispettare la tradizione”.
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Se vi siete persi la prima puntata di “Amarcord”, potete trovarla qui: https://www.carlozampa.it/rodolfo-volk-amarcord-ottobre-1956/