Un tifoso della Roma sa bene che se avesse voluto vincere con facilità avrebbe dovuto fin da bambino scegliere una squadra tra Juventus, Milan o Inter e non dedicare anima e cuore alla Lupa capitolina che è simbolo da sempre di sofferenza e passione allo stesso tempo, ma mai garanzia di vittoria. Ne ho viste tante in 53 anni di esperienza al fianco della Magica, ma mai come adesso mi sembra di vivere in uno stato di narcosi che preannuncia più un brusco e traumatico risveglio che il ritorno ad una piacevole realtà. “Mai schiavi del risultato”, c’era scritto su uno striscione (…)
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4 commenti
Caro Carlo, quello che provi tu che sei molto più giovane di me è quello che io sono costretto a subire da una vita, se vogliamo escludere poche gioie che la Magica mi ha dato per i tre sofferti scudetti che ha vinto, il primo dei quali non lo ho goduto poichè ero troppo piccolino (sono del 1937). Giusto quello che dici, essere della Roma è da sempre stato una sofferenza e di tanta passione, come d’altra parte sanno tutti che vivono questa passione. Il grande Fulvio Stinchelli, giornalista e scrittore, scrisse su “Il Messaggero” di tanti anni fa che essere della Roma “vivaddio, c’è solo e sempre da soffrire. Ai tempi della rivolta negra nei ghetti si gridava BLACK IS BEAUTIFUL. Lasciate a noi, ora e sempre, dire: GIALLOROSSO E’ BELLO”. L’articolo era intitolato “Perchè sono romanista”. Te ne farò avere copia, ciao. Roberto Giordani.
pienamente d’accordo con te su tutti i punti dell’articolo, era molto meglio la gestione della sensi e spalletti, in campo si vedeva più voglia e volontà di ottenere risultati, non era meglio dare fiducia a montella invece che cercare chissà chi?
caro Roberto, se vorrai inviarmene una copia te ne sarò grato. Un abbraccio a te. Carlo
per Andrea: uno dei miei più grandi rammarichi è stata la scelta di non confermare Montella sulla nostra panchina