La Roma, questa Roma, fa di noi tifosi un popolo di privilegiati. Ogni squadra ha i suoi sostenitori più o meno tiepidi ed appassionati ma esserlo della Roma rappresenta altra cosa rispetto a tutte le altre.
La nostra passione nasce dal profondo intimo affetto di ciascuno di noi e che, in quanto tale, reca gioie e dolori, emozioni e delusioni, verità ed incertezze e persevera, confermandosi nel tempo, come l’amore che si nutre per un’altra persona.
Puro, semplice e spontaneo che non viene inquinato da tradimenti ed inganni, privo di menzogne ed ipocrisie ma che si identifica solo ed unicamente nell’onestà del sentimento.
Potrebbe apparire un parallelo irriverente nei riguardi della sfera affettiva umana, ma andando ad analizzare i rapporti tra i due diversi amori, ci si rende conto che quello per la Roma è scevro da ogni cedimento, mentre quello umano, purtroppo, conferma costantemente le sue debolezze.
Da dove sorge la necessità di esprimere questo confronto? E’ presto spiegato.
Il vincolo affettivo verso la Roma accomuna tutti in questo intento, ricchi e poveri, potenti e deboli, importanti e comuni, insomma tutti indistintamente a prescindere da ogni e qualsiasi posizione sociale o entità culturale.
E’ una forma spontanea, assoluta e concreta di globalizzazione.
Si può certamente obiettare che anche le altre tifoserie manifestino tale concretezza ma ci permettiamo di dubitarne perchè spesso si riscontrano convenienze ed opportunismi che non ne garantiscono la continuità e la concretezza.
Abbiamo più volte ascoltato l’espressione, pronunciata da titolai ed esperti personaggi “Manca la mentalità da grande squadra”. Commento ripetutamente indirizzato sia alla Roma che ad altre squadre italiane.
Magicamente ma realmente sembra proprio che la Roma si sia appropriata di questa necessaria caratteristica, non tanto per i sontuosi risultati conseguiti sul campo che ne rappresentano, ovviamente, la testimonianza, quanto per l’approccio agli incontri e lo svolgersi degli stessi.
Questo in maniera particolare contro la pluricelebrata compagine londinese, ma anche nelle altre partite più recenti del campionato, dove il risultato minimo è stato conseguito con autorità e determinazione.
La sapiente rotazione degli atleti disponibili ha ridotto, se non totalmente annullato, le assenze dovute ad infortuni; su tali eventi, per noi sempre abbastanza gravi, non è stata mai accampata scusa in virtù delle assenze. Questa è una dimostrazione della ormai accertata e conseguita mentalità di grande squadra.
Il merito di questa acquisita virtù è da attribuirsi esclusivamente al tecnico, poco loquace, ma estremamente sapiente Sig. Eusebio Di Francesco,il quale, oltre alle manifestate capacità professionali, è riuscito ad inserire in ogni giocatore quella passione puramente Romanista che lui ha vissuto ed interpretato stupendamente nella sua militanza giallorossa.
Questa sua ricchezza affettiva l’ha donata a ciascuno dei suoi atleti, permeandoli di quell’ardore agonistico che raramente avevamo riscontrato nelle altre gestioni; certo che non era mai mancato nelle prestazioni dei nostri capitano Romani, ma negli altri si notavano segni di discontinuità.
“Tu sei nata grande e grande hai da restà”.
Questo verso rappresenta la sintesi di osa sia la Roma e quello che sarà per sempre.
Buona Roma a tutti i privilegiati Romanisti.
Dario ’40