Ho scritto questo pensiero dopo le partite con Chievo Verona e Cagliari. Non sappiamo se è il nome Roma oppure la squadra che lo porta a suscitare un particolare, storico e persistente furore agonistico negli avversari di più limitata levatura tecnica. Non che questi quando affrontano la Roma debbano essere soggiogati da rispetto reverenziale o da taciti timori, ma vorremmo che mettessero in atto la stessa animosità quando incontrato altre compagini titolate dalle quali, proprio molto recentemente, vengono prese a pallonate e subiscono pesanti sconfitte.
Forse la soluzione di tale reiterato problema si trova all’interno della Roma stessa. Abbiamo rilevato nuovamente la presenza di un ingiustificabile nervosismo che, come accade troppo spesso, viene accompagnato da una pericolosa supponenza. E’ assolutamente necessario, anzi indispensabile, che tali istitutivi atteggiamenti vengano abbandonati. Sono proprio queste improvvise condizioni a differenziare le squadre “grandi” da quelle più comuni.
A noi manca solo il superamento delle citate forme per fare il vero salto di qualità. Nulla di più facile e determinante ai fini del risultato perchè, il persistere degli elementi totalmente negativi, riduce e limita i punti della classifica.
Fino alla partita con il Chievo (poi, con calma e rabbia leggermente diminuita parliamo del match contro l’Atalanta) la squadra non denuncia preoccupanti aspetti tecnici né atletici, ma solo e denunciati atteggiamenti fortemente inutili e pericolosi. Ogni avversario deve essere sempre e comunque affrontato come se si trattasse del più forte; la vittoria non ci spetta di diritto ma va conquistata sul campo.
Altrimenti non saremmo “LA ROMA” ed invece lo siamo e questo suscita negli altri forme di invidia e di rivalsa ce si manifestano nel furore agonistico che applicano nei nostri confronti. Loro sanno benissimo che noi siamo grandi, ma di questo dobbiamo noi stessi prenderne l’assoluta convinzione.
E’ proprio quel semplice scatto mentale che dobbiamo effettuare per acquisire la consapevolezza di essere grandi. Nulla di più semplice e complicato allo stesso modo.
Rispetto a tutti gli altri, nazionali ed esteri, abbiamo un vantaggio acquisito per scelta: il nostro nome.
Buona Roma “grande” a tutti i Romanisti.
Dario ’40