Ricorrendo ad alcune parole di quel brano, famosissimo alla fine degli anni ’50, ora riproposto per una pubblicità televisiva, ci si rende conto che siamo perfettamente aderenti alla realtà della Roma. Infatti molto cose sono come prima, sia dal punto di vista societario che sotto l’aspetto della squadra; altre, invece, hanno aumentato la loro valenza, purtroppo, non totalmente positiva.
E’ nuovamente e necessariamente cambiata la direzione sportiva e quella tecnica, nuove speranze e rinnovate aspettative di successo, stessa fiducia nei nuovi e nel loro operato.
Ma la pazienza è sempre la stessa, totalmente assente o, al massimo, per interposta persona. Stessa disciplina tendente solo a realizzare plus-valenze necessarie al bilancio economico; tutto regolare e condivisibile ma assolutamente senza alcun apporto beneficio ai risultati calcistici.
Dal primo risultato conseguito in campionato emergono realtà vecchie e nuove, positive e negative; peraltro già individuate nel corso delle amichevoli.
L’attacco realizza gol e crea occasioni. Mi sento rabbrividire all’idea che Dzeko fosse stato ceduto. La difesa che prende reti da tutti, peraltro indebolita dalla cessione di Manolas, ma questo è esattamente il “come prima!”.
Forse il nuovo allenatore si sta rendendo conto che le sue richieste circa il centrale di difesa non è che vengano ignorate dal Direttore Sportivo, nuovo anche lui, ma per essere soddisfatte devono ottenere il benestare da Boston e, forse, anche da Londra.
Non sappiamo se in queste situazioni deve intervenire anche l’Onu o altre organizzazioni internazionali.
Prendere dal Perugia, dall’Azezzo e ben tre dal
Genoa è veramente angosciante perchè ci domandiamo: quando affronteremo squadre più prolifiche di quella ligure, quante reti dovrà segnare il nostro attacco per avere un risultato positivo?
Tutto cambia, tutto muta e non sempre in senso positivo ma una cosa non si modifica mai se non per migliorare sempre: la fede giallorossa dei tifosi.
Il solo aspetto che, probabilmente attiva la sensibilità della proprietà, oltre ovviamente a quello economico, è rappresentata proprio dalla certezza dell’amore della tifoseria per la squadra.
Non è corretto speculare sui sentimenti perchè, nel caso specifico, non sono casuali o di passaggio ma hanno una valenza storica, anche se offesa dagli allontanamenti (spontanei o causati) delle nostre due bandiere più gloriose.
Forse stiamo attribuendo alla proprietà un pensiero che neanche lo sfiora, cosa che, lascio immaginare, quanto ci interessi ma deve tenere conto che qui siamo a Roma che qui sono le nostre radici e la nostra storia anche calcistica, che qui si è sviluppato e cementato il nostro amore per la squadra e questo da sempre e per sempre.
Ma è poi così difficile da capire?
Certo è molto più semplice fare finta di niente ma allora arriva un altro interrogativo: ma chi ci ti ha chiamato?
Non sottovalutateci, non prendeteci in giro perchè noi siamo la Roma, vincente o perdente, bella ma sempre e comunque la Roma (vi pare così poco?).
Buona Roma da definire a tutti i Romanisti.
Dario ’40