Naturalmente non facciamo riferimento alla Roma dei Cesari che conquistava l’Europa intera ed i paesi al nord dell’Africa, sarebbe un compito estremamente gravoso e per nulla attinente alla realtà dei giorni nostri.
Vogliamo solo ricordare il periodo che va dagli anni ’50 agli anni ’70 del secolo scorso, laddove la Roma calcistica navigava costantemente al centro classifica senza mai raggiungere obiettivi concreti ma della quale bastava una vittoria in campionato per esaltare la passione dei tifosi.
Purtroppo dopo quel successo, con sconcertante continuità, arrivavano sconfitte e l’illusione svaniva. Naturalmente le vittorie si conseguivano solo con squadre di secondario livello perchè, con quelle più importanti, c’era sempre la certezza della sconfitta. Solo in un caso, a mia labile memoria, in una partita di fine anno solare allo stadio di san Siro, vincemmo uno a zero (non ricordo se con il Milan o l’Inter) con gol di Schiaffino (ex Milan) e quel risultato ci sostenne per molti mesi.
Un’altra nostra dannosa costante è stata, e tutt’ora prosegue, quelle di cedere ai club più affermati i migliori tra i nostri giocatori; una stagione passarono, in blocco, alla Juventus tre atleti quali Capello (proprio il futuro pluridecorato allenatore), Spinosi e la promessa punta Fausto Landini. In cambio avemmo giocatori di notevole classe come Del Sol e Zigomi i quali, seppure al termine della carriera, contribuirono a farci vincere la allora Coppa delle Fiere di Europa.
Con gli anni ’80 arrivo nella presidenza l’inimitabile Dino Viola; l’andamento mutò sensibilmente tanto che vincemmo uno scudetto ed arrivammo alla finale di Coppa dei Campioni.
Occorsero altri 20 anni e sotto la appassionata e verace presidenza di Franco Sensi vincemmo nuovamente il Campionato.
Quel lungo periodo parve accettabile visto che tra il primo e secondo scudetto di anni ne passarono circa 40. ora siamo a circa 17 anni dal terzo scudetto e l’aria di vittoria sembra un soffio di polmonite.
Negli anni delle citate vittorie i due presidenti vigilavano costantemente sulle vicende societarie e calcistiche; la loro presenza era un costante incitamento alla squadra che rispondeva prontamente alle aspettative. Prima di quelle eccellenti presidenze e durante gli intervalli si sono succeduti, ai vertici societari, personaggi di varie levature, da tifosi appassionati a uomini di affari e questo prima di arrivare all’attualità.
Questi tifosi mettevano passione ed impegno economico, gli altri nulla di tutto questo. Il presidente americano vede solo, a buona ragione del tutto lecita, l’aspetto economico del suo ruolo. Non bastano le sapienti deleghe a spronare i giocatori perchè, da sempre risaputo e confermato, che la presenza del “Capo” è sempre più importante e suggestiva di quelle dei delegati, anche se capaci e competenti in materia calcistica.
Tutte queste vicendi, fatti ed accadimenti, ripropongono attualmente quello che, da quegli anni di anonimato, la squadra era stata definita, dagli irridenti addetti del nord, la “Rometta”.
Ecco perchè il titolo di questo scritto, siamo nuovamente la Rometta, distante dalla vetta della classifica di punteggi sconcertanti; allora i punti erano di meno solo per il fatto che le vittorie davano due punti invece che i tre attuali. Abbiamo proseguito imperterriti, nel cedere giocatori impostati ad altre società, questa volta non con contropartite tecniche elevate ma solo finanziarie.
L’andamento odierno sta causando ed è palpabile il fenomeno, lo scadimento dell’affezione sportiva nei tifosi più datati, ormai rassegnati alla più che decennale discontinuità dei risultati sul campo; mentre è ancora da verificare la stessa lucida e costante passione nelle nuove generazioni.
Senza voler apparire menagramo, sarebbe necessario che la presidenza, o chi per essa, si preoccupasse di questa possibile amorevole corrosione. A chi attribuire le responsabilità di questo umiliante andamento?
Certamente non ai tifosi che, anche nell’incontro di ritorno con il Real Madrid, hanno manifestato la loro passione che, come spesso accade, non è stata ripagata.
Buona Roma futura a tutti i Romanisti.
Dario ’40