Pur avendo la percezione di una necessità interna che ti spinge a scrivere del tuo amore per la Roma non è assolutamente facile che lo si possa fare senza cadere nella usuale retorica che, normalmente, identifica gli argomenti affettivi. Comunque ci provo.
La scelta, iniziale, è stata abbastanza semplice; nascere a Roma in una famiglia di piemontesi e toscani non ha provocato dubbi di sorta: sono della Roma. Certo se per sorte fossi nato in altro luogo della regione, nel nome della quale tifano i cugini di seconda fascia, avrei necessariamente fatto una crociera con sbarco a Lampedusa e mi sarei comunque sistemato a Roma, ricongiungendo, così, il cerchio del mio destino di tifoso.
Nei primi anni 50 per la Roma non si parlava mai ne di scudetto ne di altri primati, anche perchè non esistevano tutte le attuali coppe, trofei, premi e alberi della cuccagna. La felicità si manifestava attraverso le emozioni domenicali che ci occupavano tutta la giornata, se poi la Roma vinceva allora l’animo veniva pervaso da un benessere che ti accompagnava fino alla partita successiva.
Questo avviene anche ora.
Una sconfitta si vive e rivive come il tradimento di una persona amata; ma ciò dura, per i romanisti, solo poche ore perchè ci si prepara subito per l’incontro successivo, quindi ad una nuova vita, una nuova avventura, un nuovo capitolo.
Certo la persona amata che più volte ti tradisce poi l’allontani o te ne distacchi; ma dalla Roma mai. Continui per sempre a darle fiducia ed affetto incondizionato.
Forse questo capita anche ai sostenitori di altre squadre ma, pensandoci bene, affari loro. Per noi romanisti questo dogma vale… e sempre.
In quegli anni nella Roma il capitano era un giocatore di cognome Trerè (forse Armando di nome). Lui, difensore ruvido, tenace e sanguigno era proprio l’immagine eroica e romantica della Roma. Questa immagine ha consolidato nel mio animo la certezza che l’essere romanista fosse un privilegio. L’unica alternativa all’essere giallorosso era il totale disinteresse per il calcio.
Chiedo scusa, a chi avrà la bontà di leggere questi pochi pensieri, se sono partito dagli anni ’50 ma ciò sta nella realtà dei fatti ed io, giovane tifoso con 72 primavere sulle spalle, ne ho vista tanta di Roma e non mi stanco mai di guardarla.
Una buona Roma a tutti i Romanisti
– ci dispiace per gli altri –
Il tifoso: Dario ’40
A cura di Flavia Miglietta
7 commenti
BELLISSIMA ….
leggendo la lettera di questo tifoso giallorosso,ho provato gli stessi brividi di quando scende in campo la nostra magica,grande Dario,in fondo i veri romanisti sono cosi come te.Grazie .Questa è la Roma!!
Carissimo Core, credo di non sbagliarmi a chiamarti così, ti confesso che nel leggere le tue righe mi sono emozionato e sai perchè? Rivivo in esse il mio essere ROMANISTA, con una piccola differenza, che le mie primavere sono soltanto 63 e che non sono nato a ROMA, nè vi ho mai vissuto, ma sono Siculo e per di più trapiantato per un ventennio, dal 1968 al 1988, in Lombardia, ma dall’eta di 6 anni ho nel cuore i colori giallorossi e i magici nomi di LOSI, PANETTI, GUARNACCI, PESTRIN, LOJACONO, DA COSTA, MANFREDINI, Agostino DI BARTOLOMEI e via via tutti gli altri, che qui sarebbe lungo enumerare, a finire a Bruno CONTI e all’immenso Francesco TOTTI. Un AMORE mai tramontato, fortificato dalla passione e dall’orgoglio di essere ROMANISTA, anche quando da solo ero contro tutti. Ecco, volevo ringraziarti per quanto hai scritto e salutarti con un fraterno, gioioso abbraccio (da Curva Sud, al gol della nostra ROMA).
non ci stancheremo mai di leggere della nostra Roma, e questo contributo così bello e così pieno d’amore non può che farmi dire: scrivi ancora per noi, raccontaci più che puoi…la nostra fame di sapere non ha confini
CON QUESTE BELLISSIME PAROLE SI VEDE IL VERO TIFOSO AMA LA ROMA DA SEMPRE COME TUTTI NOI PERCHE LA MAGICA SI AMA X SEMPRE
BELLISSIMA GRANDE CARLE’…..
Grazie Dario, mi hai fatto tornare indietro negli anni, io ne ho 65 ma ho le tue stesse convinzioni sull’essere ROMANO E ROMANISTA. Di Trere ho vaghi ricordi ma ne ho tanti di quelli successivi con Panetti, Griffit,Corsini, Menegotti, Stucchi ecc. ecc. e poi il grande mitico capitano di allora Omino Losi, eravamno felici anche senza vincere nulla perche’ la Roma era sopra tutto. Ci bastava Anacleto V perche’ quando andava bene arrivavamo quinti in classifica ma per noi era tanto.