di Massimiliano Spalluto
Prima sfida nel massimo campionato tra la neopromossa Empoli e la Roma. I toscani hanno iniziato nel migliore dei modi la loro prima avventura nel massimo torneo nazionale collezionando due vittorie importanti, contro l’Inter nella gara d’esordio e la domenica successiva in trasferta ad Ascoli.
Dopo, però, si smarriscono inanellando ben cinque sconfitte consecutive. Nella rosa degli azzurri toscani sono presenti anche due giovani di cui il popolo giallorosso apprezzerà in seguito le doti: Amedeo Carboni ed Eusebio Di Francesco.
Carboni resterà legato alla Roma dal 1990 al ’97 anno in cui, quasi per una strana staffetta del destino, arriverà in giallorosso Di Francesco per vivere una delle pagine più gloriose nella storia della Roma: quella del terzo tricolore del 2001. Eusebio, in particolare, è cresciuto nelle giovanili azzurre dell’Empoli ed in quest’annata, appena diciassettenne, ha compiuto il salto in prima squadra, anche se il debutto in serie A slitta alla stagione successiva.
Per la Roma, reduce da un secondo posto, le ambizioni per la stagione in corso sono chiare: si punta a vivere un anno da protagonisti. Si spera così di migliorare quella seconda piazza che ha lasciato tanto amaro in bocca, ma i risultati finora sono stati altalenanti: eliminata dalla Coppa delle Coppe al primo turno, in campionato solo 3 vittorie su sette impegni.
Siamo al 2 novembre 1986, ad Empoli la Roma cerca un successo per rilanciare le sue quotazioni; di contro i toscani sperano di raccogliere qualche punto per allontanarsi dai bassifondi della classifica.
In campo l’Empoli con: Drago, Vertova, Gelain, Della Scala, Picano, Lucci, Mazzarri, Cotroneo, Della Monica, Urbano, Ekstroem. Di fronte la Roma di Eriksson che schiera: Tancredi, Baroni, Oddi, Gerolin, Boniek, Desideri, Berggreen, Giannini, Agostini, Ancelotti, Baldieri. Arbitra l’incontro il signor Pairetto di Torino.
Primi minuti senza grosse emozioni, fino al 23°. A rompere gli indugi è la squadra di mister Salvemini; Gelain effettua un lancio in profondità. Testa di Ekstroem all’indietro per Della Monica.
L’attaccante empolese avanza, si libera con un dribbling ubriacante della marcatura dei difensori giallorossi ed effettua una conclusione su cui Tancredi non può fare molto, Empoli in vantaggio. La Roma ripropone le difficoltà incontrate in quel primo scorcio di torneo e si affida solo a tiri da lontano, senza benefici. Non si trova il bandolo della matassa ed il segnale di chiusura della prima frazione giunge quasi come una liberazione.
Gli uomini di Eriksson tornano in campo con un piglio diverso, decisamente più aggressivo. I frutti vengono colti già dopo 8 minuti. Baldieri raccoglie una respinta della difesa toscana, forte tiro rasoterra da oltre venti metri e Drago, sorpreso, guarda la sfera infilarsi alla sua sinistra, parità. Salvemini prova a contenere gli avversari, entra in campo Calonaci al posto di Mazzarri, ma la Roma ha un passo diverso ora e lo conferma al 14°. Drago devia in angolo una forte punizione di Ancelotti. Batte Desideri, in area sponda di destro al volo di Berggreen, Baldieri di testa chiama all’intervento Drago che respinge come può, è lesto lo stesso Baldieri a sparare in rete da distanza ravvicinata, portando i giallorossi in vantaggio.
La Roma è padrona del campo e coglie un palo, presenza quasi costante nelle cronache giallorosse; questa volta a centrarlo è Giannini direttamente su punizione. Alla mezz’ora Osio rimpiazza Urbano mentre al 36° Conti rileva l’uomo partita per i giallorossi, Baldieri, autore della doppietta con cui la Roma conduce meritatamente le sorti della gara. Impallomeni al posto di Agostini al 43° chiude i cambi. Sul match, invece, nei minuti di recupero il sigillo definitivo lo mette
Desideri che finalizza un veloce contropiede della sua squadra e, solo davanti a Drago, mette dentro di destro. Boccata d’ossigeno per la Roma di Eriksson; tuttavia, l’affermazione sull’Empoli si rivelerà la prima ripartenza di una stagione che non decollerà mai per i giallorossi. Un “anno di transizione”, per usare un’espressione dell’indimenticabile presidente Dino Viola, che vede la sua squadra piazzarsi in settima posizione finale, tagliata fuori dalle coppe europee per l’anno seguente. Sven Goran Eriksson, il tecnico svedese arrivato a Roma nell’84, rassegna le dimissioni a due giornate dalla conclusione del torneo, per gli ultimi impegni stagionali “traghettatore” in panchina è Angelo Benedicto Sormani.
In questi momenti difficili, tuttavia, si evidenzia la forza del presidente Viola; alla conclusione di un’annata terribile in cui era stato costretto ad incassare anche la bocciatura del progetto riguardante lo stadio di proprietà, la sua carica sportiva lo proiettava come sempre oltre ogni difficoltà.
La sua opera era già avviata verso la costruzione di una Roma ancora più competitiva e destinata a dare filo da torcere nell’immediato futuro a tutte le grandi della serie A, dal Napoli di Maradona all’emergente Milan di Berlusconi. Roma si rialzerà ancora, come ha sempre fatto nella sua storia.