In vista della sfida di Coppa Italia di domani sera all’Olimpico contro la Sampdoria, quest’oggi a Trigoria mister Spalletti ha tenuto la classica conferenza stampa di rito. Queste le sue parole:
“Per quanto riguarda il bollettino medico, Juan Jesus è stato un po’ male ieri però poi è rientrato tutto. Voleva partecipare all’allenamento ma lo abbiamo lasciato a casa. Ruediger ha sentito un po’ di affaticamento muscolare, oggi si allena regolarmente. Poi c’è Florenzi. Per il resto siamo a posto”.
La partita di domani può essere l’occasione per vedere in campo giocatori che hanno giocato meno?
“Si parte subito male. In Italia ci sono tre titoli, la partita di domani è da dentro o fuori, non ti puoi permettere di fare esperimenti, delle cose che non sai che risultati ti diano i giocatori che stanno fuori. Noi siamo partiti dal fatto che abbiamo fatto una rosa un po’ ristretta, ma proprio per avere tutti titolari e farli sentire importanti. Ho alzato un paio di ‘coppetine’, e quando le alzi inizi una nuova vita. Ti senti più forte. La Roma ha necessità e bisogno di vincere. Non per il gusto della vittoria, ma per la sua gente. La Roma deve capitalizzare ogni momento della sua esistenza. La Roma non deve pensare a una bacheca, ma ad un movimento continuo che si auto-alimenta. Questo allenamento fatto bene per fare bene quello di domani. Questa vittoria ti dà autostima e ti fa venire la sensazione di poter rivincere anche quella successiva”.
Cosa ne pensa della Samp? La spaventa?
“Questo fatto che ci siano tre squadre staccate permette poi alle altre di stare più tranquille, di fare esperimenti e scelte differenti. Chiunque gioca la Coppa Italia non c’è l’assillo di dover far recuperare, non hanno rose al livello di Roma, Juve, Napoli, Inter e Milan. Queste squadre non hanno l’insidia del campionato. Lo avrebbero fatto lo stesso, ma questo dà piccoli vantaggi nelle scelte. La Sampdoria è stata apprezzata da tutti per essere una delle squadre che gioca il miglior calcio. Il suo allenatore è un grandissimo amico. Giampaolo lo conoscono tutti, è una persona che si sa far apprezzare. Gli erano stati messi dei dubbi sulla sua qualità, ma penso che sia fuor di dubbio che sia un allenatore da grande squadra. Se gli verrà data l’occasione di avere una squadra di livello mostrerà tutto il suo lavoro. La partita di campionato con loro è stata difficile, poi c’è stata quella tempesta, ce lo ricordiamo. E’ una partita difficile dove loro metteranno intensità, con pressione continua sul portatore di palla. Poco tempo per pensare a quello che devi fare, non c’è spazio per rendersi conto di quello che può avvenire. Bisognerà essere forti e disponibili alla corsa. C’è da portare a casa il risultato”.
Salah ha detto che lei è ossessionato dalla vittoria. E’ così?
“Sì, noi siamo tutti ossessionati dalla Roma, dalla voglia di dare tutto quello che abbiamo alla Roma. Tutto per lei, perché è così. Se lo merita la nostra gente. Per essere professionisti deve essere quella la ricerca, nei particolari spiccioli per fare passettino dopo passettino”.
Che titolo darebbe alla stagione della Roma?
“Ossessione, è il nostro libro, la nostra ricerca quotidiano, quello che abbiamo come obiettivo giornaliero. Gli ossessi, gli ossessionati, come si dice? Poi se sbaglio mi ridete dietro. Gli ossessionati? Siamo noi. Il perché si è detto. Quest’ossessione ce la siamo cercata, dobbiamo saper assorbirla. Dobbiamo per forza evidenziare che diamo il massimo in ogni momento”.
Schierare Mario Rui in questo momento è un azzardo? Può giocare con una difesa a 3? Alisson gioca?
“Sì, Alisson gioca perché se lo merita. Fa vedere di essere nelle condizione di poterci assicurare il livello di Szczesny. Mario Rui si sta allenando a buoni livelli, c’è da valutare la sua condizione nell’arco dei 90’. Qualche sostituzione la voglio fare in partita. All’inizio o dopo, sarà sicuramente della partita. Negli ultimi due giorni ci siamo allenati più singolarmente per la fatica fatta nelle due trasferte, vedo risultati positivi, penso a metterlo fin da subito. Ma ho bisogno di vedere oggi in allenamento. Mario Rui sa fare benissimo il ruolo di Emerson“.
Riguardo a Dzeko, gli errori di Udine possono essere causati da un po’ di stanchezza?
“Sì, quello del minutaggio è un’analisi corretta. Sul fatto che io l’abbia stuzzicato qualche volte è altrettanto vero, ma criticato mai. Lui c’è rimasto un po’ sorpreso. C’è chi fa il tifo per noi, chi fa il tifo per gli altri. Poi viene fuori il titolo. Noi ci conosciamo molto, non solo con lui ma con tutta la squadra. Abbiamo un contatto bellissimo con tutta la squadra. Si parla sempre per concetti da realizzare in generale. Qual è la chiave di accesso? Non accontentarsi. Dzeko ha giocato delle partite splendide un paio di volte. Se si analizza la partita, ha fatto una buonissima gara anche a Udine. Poi ha sbagliato quelle due occasioni e si va a guardare quelle. Ma il tentativo è quello di richiamare la squadra a non accontentarsi. Io penso di poter raccontare anche questo. Noi rientriamo nello spogliatoio lunedì dopo Udine, e io gli ho scritto alla lavagna da una parte la classifica attuale, dall’altra la classifica con la Roma che aveva pareggiato. Per quelli che si accontentano è uguale, mentre ci sono 50 differenze. Per quelli che si accontentano è uguale perché la Roma è seconda, e invece è tutto un altro modo. E’ lì che fa la differenza il giocatore che ha carattere. E’ lì che il contrasto vinto, il recupero fatto da un infortunio, il pallone che non ho perso. Passa tutto da lì. E’ un modo per parlare con la squadra. Dzeko è un calciatore magnifico, splendido, divino. Ora però voglio vedere se qualcuno fa il titolo ‘Dzeko giocatore divino’”.
Capitolo mercato: crede che con l’innesto giusto la Roma fa un passetto in più?
“Ha detto bene, altrimenti a volte sembra che sono lo scemo del villaggio. Si critica questa rosa, si dice che è corta o sufficiente per qualcosa. Ma quando si ha una possibilità di gestirla settimana per settimana, dico che questa rosa è forte e mi bastano 15 giocatori. Sono stati bravissimi loro ad essere duttili e disponibili, mi va bene questa rosa e sto sempre con la società. Dico che se ha bisogno di fare qualcosa sul mercato, va bene. Se c’è la possibilità di mandare qualcuno a giocare va bene, ma se va via qualcuno va sostituito. Siamo andati a giocare trasferte fondamentali senza riserve nel reparto offensivo. Se capitava una situazione di difficoltà maggiore… Ci va via un giocatore, quello va sostituito. Ora siamo stati bravi a sopperire, in funzione di quel periodo in cui ci saranno tantissime partite. Anche qui, il messaggio non è ‘AAA cercasi apprendista’, non abbiamo tempo per lavorare sull’apprendista. Servono giocatori che danno subito il rendimento, che è dentro l’esasperazione del nostro calcio e la mentalità della squadra. questo fa la differenza, se possibile si va a cercare quel giocatore lì. Musonda si dice che l’ho bocciato: io non ho bocciato nessuno, sarà uno dei più forti ma in questo momento non gioca. Lo porti via da una nazione all’altra, non c’è il tempo materiale. Conte parla in maniera stratosferica di Musonda, dice che sarà uno dei più forti. La società sta cercando questo profilo qui, dal centrocampo in su, ma ci vuole un giocatore pronto, uno a cui puoi far fare un tempo determinante. Noi non possiamo perdere un secondo in più, per niente. Se perdi 2 punti, la Juve va a +6 e per riguadagnare quei 2 punti… Dopo Torino abbiamo perso un’occasione e forse un po’ di fiducia, ma perdi veramente se smetti di provarci. E per riprendere loro 3 punti ci abbiamo messo quattro partite”.
Che ne pensa del mercato italiano?
“L’essere italiano è un valore in più. Gli puoi insegnare qualcosa di teoria, ma la pratica la sa da solo. Lì dentro è uno che sa prendersi delle responsabilità, che sa fare il suo mestiere. Non si cerca un apprendista ma un professionista che se c’è bisogno di fare una cosa la fa bene perché è abituato a fare questo. Se ha 18 anni meglio perché è di prospettiva. Se ha esperienza meglio. Se è giovane, forte e sa fare le cose si guadagna di più in tutto”.
Può essere Defrel il rinforzo giusto?
“Mi sembra che il direttore del Sassuolo abbia detto che non sia stato chiesto. Defrel è un gran calciatore, ma non sono io quello che deve fare dei nomi. C’è Massara e poi c’è il presidente che è quello che deve tirare fuori i soldi. Si fa un ragionamento, se si riesce a trovare bene se no rimaniamo così. Stiamo cercando un calciatore, perché poi siamo a posto. Un centrocampista offensivo, un attaccante esterno. Ci viene da pensare che si possa sostituire anche Dzeko. L’alternativa ci vuole sempre altrimenti può diventare anche più problematico. I nomi fateli con Massara“.
Vincere la Coppa Italia basterebbe a farla rimanere anche il prossimo anno?
“Del mio contratto non se ne parla più fino a fine anno. Contano i calciatori bravi che hanno nella testa l’obiettivo di dare il massimo e portare a casa il massimo momento dopo momento”.
Ha detto che si giocheranno tante partite ravvicinate. Come intende gestire le forze? Facendo subito cambi o dopo?
“Noi si cerca di giocare sempre con i migliori, e ne abbiamo diversi. Dopo le partite, se tu avessi la possibilità di assistere alla divisione del gruppo che facciamo, vedi che ci sono problemi di vario genere. Dipenderà da quello che si sviluppa. Si pensa sempre di far giocare il calciatore che ti dà più vantaggio. La conoscenza è qualcosa in più di quella che avevo quando sono arrivato, so quello che possono dare. Si sceglie in funzione della squadra e di far recuperare qualcuno. Però quando si decide di far giocare il ragazzino, lo metti nelle condizione di fargli gestire un fardello di responsabilità. Probabilmente riesce a portare a casa il risultato, però non c’è più tempo per sbagliare. La partita di domani dobbiamo assolutamente vincerla. Se la prendono come partita infrasettimanale… Conta tutto e siamo attrezzati per fare bene su tutto. Soprattutto in questo momento. Ci sono queste due partite ravvicinate ma abbiamo recuperato dei calciatori. C’è la possibilità di far rientrare Mario Rui. Bisogna valutare la tempistica ma bisogna vincere. Bisogna vincere, punto. Se non si mira sempre alla vittoria è segno che siamo dei mediocri, e nella Roma mediocri non ci possono stare”.