Dopo il successo nel derby capitolino i giallorossi torneranno in campo domani sera, in occasione della 32a giornata della Serie A Tim. Nel posticipo dell’Olimpico la Roma affronterà il Bologna di Donadoni. Il tecnico Luciano Spalletti ha presentato la sfida nella consueta conferenza stampa alla vigilia del match, ecco le sue dichiarazioni:
“Oggi dovrebbero essere tutti in gruppo. Le situazioni della settimana sono che Gyömbér è rientrato, Vainqueur anche. Rüdiger è a posto. Daniele un po’ la schiena, ma è a posto. Il resto è sotto controllo”.
Cosa teme della partita di domani? L’avversario o un rilassamento inconscio post-derby?
“Va messa in evidenza la bravura di Donadoni, persona seria che lavora in modo serio e che sa trasferire la qualità, il carattere che aveva da calciatore. Per riuscre da quella zona dove erano finiti bisogna saper insegnare calcio, dare una traccia al lavoro della squadra sul campo, la dice lunga su quanto avvenuto. Il calo di ora è un po’ la conseguenza della sua bravura, i giocatori che si sentivano in una situazione difficilissima si son sentiti già salvi. Ora ci sarà il rendersi conto che bisogna rifare anche qualcosa, pu diventare una gara insidiosa. Non credo che i miei calciatori non daranno il massimo, loro sapranno tirare fuori le loro qualità, poi magari l’avversario sarà più bravo”.
Come sta Strootman?
“Sta sempre meglio. Ogni volta che si va dentro mette un pezzettino della sua qualità, del suo spessore di uomo e calciatore. È chiaro che gli mancano un po’ di partite giocate nella velocità vera, nell’intensità vera. Però sono convinto che quando lo userò lui si farà trovare pronto, sulla strada della sua completa guarigione”.
Sta salendo la condizione atletica di De Rossi? Keita è superiore?
“Bisogna stare attenti, bisogna tenere conto della condizione generale dei calciatori. Non soltanto lui, ci sono anche altri calciatori che stanno facendo vedere di essere pronti a mettere in campo la loro qualità perché vogliono essere dentro il momento della Roma. Perché il momento della Roma non prevede solo che quelli che vengono scelti vadano dentro e facciano il loro, ma che gli altri li aiutino a dover lottare per essere scelti e a dover evidenziare durante gli allenamenti un livello eccezionale. Una squadra forte viene fuori da un livello eccezionale di allenamenti, in cui anche chi gioca di meno porta il duello a un livello importante per essere forti come in questo momento”.
De Rossi, quindi, non gioca?
“Non ho detto questo. Un po’ da soli arrivate alla soluzione di difficoltà, uno cita Strootman, l’altro Daniele, però c’è Keita che sta facendo bene. Sono tre giocatori che possono anche essere interessati per lo stesso ruolo. Questo però, da un punto di vista mio, è un vantaggio e mi crea altrettante difficoltà nel dover dare la maglia a uno soltanto, anche se c’è la possibilità delle alternative, quando una Roma di questo livello riesce a proporre quello che sta facendo vedere è facile spostare qualcuno e metterlo in condizione di entrare dentro il gioco”.
Dzeko?
“Da un punto di vista mio è un problema che non sussiste, un allenatore cerca di far venire fuori il collettivo, il gioco di squadra. Diventa fondamentale quando si va oltre la linea difensiva e quando si fa gol, e la Roma li sta facendo con e senza di lui. Quella differenza lì è un po’ il pensiero dell’allenatore a dei dettagli che sono convinto sarebbero perseguiti, però poi ho questa possibilità per cui me la penso tutta. Sono convinto che quando ho scelto, se avessi fatto l’opposto qualcosa sarebbe venuto fuori dentro un collettivo di questo livello che ho a disposizione, sia come qualità individuali che come qualità di gioco. Non è questo dualismo, è riuscire a far funzionare tutti e due. La Juventus ha tre prime punte a disposizione, è riuscita a farle funzionare tutte e tre. Se da un calciatore solo riesci a ottenere l’80-90% o il 70% da tre, col 70% di tre vai più in là, diventa più difficile nelle insidie di un campionato, il momento in cui per forza devi calare di forma. Se ti appoggi solo su un elemento diventa difficile competere con squadre che riescono a fare filotti come Juventus e Napoli. Il Bologna, parlando di filotto, è l’unica squadra che ha interrotto la corsa della Juventus, nelle 22 partite. L’ha costretta al pareggio, è tutto meritato e forse in quella partita ebbe delle situazioni importanti. Orecchie dritte, ecco”.
Cosa pensa del caso Higuain? Da uomo di sport preferirebbe affrontarlo?
“Da un punto di vista sportivo, penso che Higuain sia un calciatore fenomenale, lo ha fatto vedere. Ma altrettanto penso che se ha fatto questi numeri è merito di un collettivo che ha saputo proporre un grande gioco di squadra e che gli ha messo a disposizione delle possibilità importanti. In entrambi i modi sarà una partita molto difficile, che però viene successivamente. Ne abbiamo altre tre che sono più importanti ora, dobbiamo stare attenti a prendere in considerazione tutte le cose che ci passano davanti e mettere tutte le forze che abbiamo per quello che affrontiamo in questo momento”.
Si è parlato molto anche di futuro. Ha già dato un punto di vista?
“No, perché per me diventa importante blindare me stesso all’attenzione delle gare che rimangono. Devo parlare di questo e basta. Sabatini ha un altro ruolo, che svolge in modo egregio, splendido, e che fa bene a portare avanti. Si deve informare, confrontare, nella maniera giusta per farsi trovare pronto nel momento che conta. State diventando troppo buoni, mi facilitate la vita a parlare di mercato, son cose che restano fuori dallo spogliatoio. Pensavo che avreste fatto il tentativo di parlare dentro, di un litigio tra me e Sabatini. E andando anche più in là, dove mi son sentito colpito da un pacchetto di sigarette e l’ho vista brutta, menomale che era vuoto, le aveva fumate tutte. Di quello sarebbe stato più difficile parlare”.
Dzeko si ritrova a essere un po’ un comprimario. Come sta vivendo questo momento? Si aspettava un impatto simile da El Shaarawy e Perotti?
“Come la stia vivendo non lo so, ma si allena in modo splendido e non potrebbe fare altrimenti, perché sono risultati della squadra che anche lui deve avere come obiettivo. Lavoriamo per la Roma, per i traguardi della Roma, non sono i successi individuali. Iago Falque, che era uno dei più titolari, cosa dovrebbe dire? Invece è contento di incontrarmi e mi saluta sempre, poi ci sarà qualcuno meno contento ma fa parte dei giochi. Ci sarà anche qualcuno a cui sto un po’ sulle scatole, è una cosa normale. Poi c’è quello che lo dice e quello che non lo dice, ma bisogna pedalare forte. L’altro giorno è passato Maicon, gli ho chiesto se qualcosa non andasse e lui ha risposto che ce l’aveva con me perché non lo facevo giocare, ma che doveva dare il massimo come sempre. Si fa così, poi ci sono confronti che succedono, ma è bello quando uno ti dice il suo stato d’animo con sincerità e poi si rimette a disposizione e salta addosso al compagno che fa una bella cosa”.
Quali sono per lei i presupposti tattici adatti a vedere in campo Dzeko?
“È sempre allo stesso modo. Quello che diventa, tatticamente parlando, importante, è andare di là o stare sotto la linea difensiva? Il non sostare sulla linea difensiva è un vantaggio. Se ai grandi centrali domandi cosa è più facile tra marcare uno che vedi o che non sai dov’è e ogni tanto ti appare, tutti rispondono allo stesso modo, tutti. Per cui è una questione di dare riferimento alla linea difensiva o non darglielo. Poi, sulla linea difensiva, ci si arriva lo stesso e si va di là lo stesso, si fa gol lo stesso con qualunque calciatore. Ci son quelli più adatti, quelli un po’ meno che si trovano sorpresi quando hanno a che fare con la porta, però poi è la stesssa cosa, si fa superiorità in un punto e poi si tenta di andare dietro la linea difensiva. Questa soluzione lì è per dare una difficoltà di interpretazione che è oggettiva, se tu chiedi a tutti i difensori di scegliere tra marcare Cavani o Ibrahimovic, vedrai che molti preferiscono marcare Ibrahimovic, anche se lo trovi difficilmente, l’altro che va in trequarti, che parte dall’ala, resta più scomodo da marcare”
Domani può essere una delle partite per Totti? Lei ha lo stesso rapporto con lui?
“Quello che non ti viene a fare la battuta e che non ti viene a essere disponibile, cosa che non è il suo caso, c’è, ma c’è fiducia e voglia di tirare fuori traguardi. Io tento di tirare tutti dentro e di fare il bene della Roma. Francesco lo tratto come un calciatore vero, sono uno dei pochi che lo fa. Lo scelgo se lui ha più possibilità di un altro. Mi sembra che qualcuno qui sia a prescindere, e non è corretto nei suoi confronti e in quelli degli altri. Calciatore, primo riferimento dello staff, vicepresidente, quello che lui vuol fare. O in un modo o nell’altro ci guiderà lo stesso. Ha questo carisma che gli viene dettato dalla sua storia, dalla sua qualità. Apro una parentesi, spesso si dice che voglio dare un taglio alla sua qualità, molti calciatori giocano di prima, moltissimi, lui è uno di quelli, ha bisogno dell’inserimento, della squadra, però quelli che giocano di prima o restituiscono o giocano di fianco, lui l’80% dei palloni che tocca dà seguito. È quella la differenza. L’ho sempre visto come un grandissimo trequartista che manda in porta gli altri, ma se la squadra riesce a supportarlo può giocare da altre parti. Trequartista o falso 9 è la stessa cosa, deve mandare gli altri. Totti può fare quel che vuole, io posso avere il ruolo che vi pare, tutti e due correremo nella stessa direzione per fare i risultati della Roma. Rimanendo al momento, lo tengo in considerazione. Tengo in considerazione tutto, l’altro giorno non si è allenato e ieri si è fermato a metà allenamento. Io gli voglio bene. Quello che gli dice bello, bravo, con gli occhi azzurri, pelato, non gli vuole il bene che gli voglio io. Gli dice cose che non sono vere”.