Dopo l’eliminazione in Champions League i giallorossi tornano in campo nella 29a giornata di Serie A. Domani alle 15.00 la Roma di Luciano Spalletti affronterà l’Udinese di Colantuono al Dacia Stadium di Udine. Ecco le dichiarazioni del tecnico di Certaldo alla vigilia del match:
“La situazione medica me la son portata: Szczesny ok, non possono essere presi in considerazione Rüdiger e Gyömbér, il tedesco sarà a posto a metà della prossima settimana. Oggi vanno valutate le condizioni di Pjanic, che diventano importanti perché nei giorni precedenti si è allenato ma ha interrotto le sedute, si è riacutizzato il problema. Poi Radja e De Rossi, che hanno fatto tutto il decorso col dottore, non ci dovrebbero essere problemi. Pure Manolas che aveva un indolenzimento ieri si è allenato abbastanza bene, ma oggi c’è bisogno di conferma. C’è da vedere la reazione al riaver usato l’arto, quel pezzo di corpo dove aveva il problema. Nura e Sadiq in primavera”.
Udinese in difficoltà?
“Le difficoltà sono molte, lì c’è un ambiente particolare. Non è che siano avvolti da una città, sono tranquilli, vivono in un’oasi felice che dà possibilità di crescita e dimostrazione senza stress, ma che a volte abbassa un po’ perché non c’è quel morso della tensione che fa essere più pronti a reagire. Sono dei buoni calciatori, la storia dell’Udinese dice che sono bravi a trovare calciatori giovani e a lanciarli, la squadra è discreta e sono giocatori di corsa e qualità. Bisogna vedere se riescono a sopperire alla difficoltà, bisogna essere bravi, dobbiamo riproporre il nostro calcio e provare a vincere questa partita, per riprendere la nostra marcia naturale”.
La soluzione con tre offensivi alle spalle di Dzeko è stata eccezionale o può essere una costante?
“Può essere una costante, si può usare. Una costante, nel senso di sempre, no. Ma le soluzioni si possono usare tutte”.
Come ha reagito Dzeko alla serata di Madrid?
“Dal mio punto di vista è semplice: mi aspetto sotto l’aspetto degli sguardi, dell’attesa in funzione di questa partita, che lui venga a pregarmi per riavere la maglia. Le motivazioni le deve avere, gliele avete date voi, per quello che è stato scritto di lui non devo metterci altro. Posso fargli il regalo di dargli la maglia, sono convinto che attraverso la forza che ha, farà vedere le sue qualità. Saprà sicuramente reagire”.
Come sta andando il reinserimento di Strootman?
“È un processo che sta andando avanti, migliora tutti i giorni. Non so dire se domani o la prossima partita, però è nelle condizioni di poter essere usato. Vanno valutati i tempi, però i modi son pronti”.
A volte dice cose potenzialmente destabilizzanti. Cosa deve accadere o cosa non deve accadere perché lei resti?
“Il mio discorso era legato a vostre allusioni sull’operato di alcuni professionisti che lavorano al mio fianco nella Roma. Ho detto che siamo tutti Sabatini o siamo tutti chi volete. Abbiamo bisogno dei risultati, il giocatore, l’allenatore e la società lo devono sapere, bisogna essere concentrati per portare in fondo l’obiettivo. Perché il decorso di queste partite può cambiare molto e questo cambiamento può essere usato nei nostri confronti, di noi nessuno deve stare tranquillo, siamo in un processo di cambiamento e facciamo vedere di avere alti e bassi, dobbiamo rafforzare questa cosa, dobbiamo raggiungere l’obiettivo”.
Nelle ultime partite sono aumentati falli e palle recuperate, c’è più cattiveria? Invece ci sono molte palle perse, manca concentrazione?
“Sono dati importanti, attraverso la ricerca delle palle riconquistate c’è più rischio di commettere fallo. È una conseguenza naturale, accettata positivamente. Le palle perse vanno diminuite, è stato il tema della partita del Bernabeu. Noi andiamo a riprendere le palle all’avversario, se non siamo bravi a mordere non le portiamo a casa, mentre agli altri gliele diamo, non va bene. Bisogna migliorare ed essere più cattivi, far sudare di più la riconquista”.
Zeman e Rosella Sensi parlano di una gestione strana nei confronti di Totti. Ha capito cosa vogliono dire?
“Non ci impegno neanche tempo. Qui devi spiegare sempre tutto, non fai in tempo. Con Zeman era successo che ci eravamo sentiti per telefono, poi ci sono molte persone che guardano alla situazione, perché sono interessati, ognuno la può pensare come vuole, può dire quello che vuole. Non rispondo a tutti. Penso che dalla mia posizione si possano avere capacità di valutazioni superiori, sotto l’aspetto della gestione calcistica di questo momento di Francesco. Non va fatta confusione con altri tipi di gestione che non mi riguardano”.
Come sono andati gli incontri con Pallotta?
“Bisogna che torni a ripetere quello che ho detto prima, il futuro è adesso. Dobbiamo fare questi 10 risultati nella maniera corretta, bisogna impegnarsi e avee una corretta visione del modo di lavorare di questi due mesi. Può cambiare molto, tutto il resto viene fatto in maniera susseguente, viene lavorato, analizzato in conseguenza dei risultati. Lui è venuto, ci ha rifatto vedere quello che ho già detto in precedenza, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, di portare a casa obiettivi. Penso che non possa fare altro, se non trasferirci la sua voglia di fare. Per altre cose, per quanto mi riguarda non volevo altro, non mi aspetto altro”.
Nella scelta di un modulo contano più le risorse che ha a disposizione o l’avversario?
“La prima attenzione la facciamo sempre a noi stessi, a quello che deve essere il nostro marchio, il nostro timbro. Si pensa a mettere in campo una forza che gestisca la partita e porti a casa il risultato, oltre a qualche qualità che l’avversario fa vedere di riconoscere bene. Attraverso la ripetitività c’è bisogno di porre attenzione, altrimenti si va per la nostra strada”.
Ripartendo da Madrid, è più complicato portare a livello la squadra dal punto di vista tattico o mentale?
“Più a livello mentale. Il mio discorso era che doveva essere più forte il dispiacere del non risultato che la consolazione dei complimenti che ci avrebbero fatto. La squadra, in un secondo momento, va portata in superficie per quello che ha fatto di buono, la squadra ha fatto accadere delle cose, ma questo deve avvenire in un secondo momento. In un primo momento non bisogna passare da quel discorso, è quell’interpretazione di cui avevo paura prima. Quella era la scorciatoia per arrivare, e poi il fatto di spaccare o non spaccare mi piace poco, la spaccate voi quando dite che questo non deve più giocare. I calciatori, nel tentativo di fare le cose, a volte sbagliano. Penso a un discorso mentale, l’evidenza ha detto che quando fai queste occasioni e non le porti a casa è segno che non sei così cattivo da dire di sfruttarle. Sembra di dover puntare il dito su chi ha sbagliato. Alcuni miei giocatori dicevano che più non si poteva fare, ma non chi ha sbagliato le occasioni. Sembra quasi che si vuole trovare il colpevole della partita non portata a casa. Abbiamo preso dei gol evitabili, il centrocampo deve dare un aiuto, deve soffocare la loro ripartenza. Questo fatto involontario di fare i complimenti per le occasioni avute è un dare colpe a chi le ha sbagliate, è un sollevarsi. Magari preparando meglio l’azione si faceva gol, non mi piaceva questo tipo di reazione. Si va su quello che deve essere il dispiacere dell’occasione persa, ora è tutto più faticoso ritrovare quelle partite, se la possibilità fosse di rigiocarla ora sarebbe tutta un’altra cosa, ma bisognava riuscire a non avere prima quel dubbio. Quando ci sono capitate le occasioni sembravamo non pronti, non spacco niente. Ora si riportano in superficie queste occasioni e si ridà la maglia a Dzeko, me l’avete preparata voi la reazione. Dzeko gioca”.