E’ arrivato il giorno tanto atteso, tra poco, infatti, verrà presentato in conferenza stampa il nuovo direttore sportivo della Roma, Ramón Rodríguez Verdejo, noto come Monchi. Ecco le sue dichiarazioni:
Prende parola l’amministratore delegato Umberto Gandini: “E’ un grandissimo onore per me essere qui in questo tavolo con una persona del calcio mondiale. Innanzitutto ringrazio James Pallotta, il quale si è adoperato personalmente affinché Monchi accettasse questa destinazione. E inoltre anche Ricky Massara, il quale ha gestito molto bene il periodo di transizione. Lavorerà comunque ancora con noi”.
In Spagna lei è considerato il miglior direttore sportivo del mondo. Perché la sua scelta di venire qui a Roma?
Innanzitutto buongiorno a tutti. Prima di rispondere volevo scusarmi con chi negli ultimi mesi mi ha scritto e non ho risposto con educazione dovuta, in quanto dovevo concentrarmi nel mio club che era il Siviglia. Non mi considero il miglior ds del mondo, ma una persona fortunata nella mia carriera come direttore sportivo. Avevo altre opzioni e club che per tradizioni potevano risultare altisonanti. Ho avuto le idee molto chiare, perché in questo club c’è un margine di ampliamento molto interessante. Continuo il lavoro già svolto da Sabatini. Ci sono enormi margini di crescita. Un altro motivo è che ho parlato con il presidente e so che qui alla Roma avrò la possibilità di lavorare essendo Monchi, essendo me stesso.
Cosa ha detto e cosa dirà alla squadra in questo periodo che manda alla fine del campionato?
Non avrò una forte influenza per quanto riguarda questa stagione, perché non avrò molto tempo. Sono arrivato pensando maggiormente al futuro rispetto al presente. Ma se è vero che il nostro futuro dipende da questo presente, ci giochiamo al secondo posto e quindi l’accesso diretto, per poco o molto sono a completa disposizione del club, del gruppo, dello staff tecnico. Mi sento parte integrante del club, è sulla base del presente che costruiremo il futuro.
La Juventus si appresta a vincere il sesto scudetto di fila con un blocco storico che ha cambiato poco. Lei pensa che questa Roma debba avere solo pochi ritocchi o debba cambiare molto per modificare la mentalità vincente?
Come ho risposto poc’anzi sono qui concentrato sul futuro ma preoccupandomi anche del presente. Sono ambizioso e lo sono sempre stato, ma questo non vuol dire vendere fumo. Siamo qui per trasmettere realtà. Colmare il gap con la Juventus è difficile ma non impossibile. Sarà necessario continuare a lavorare e a farlo molto bene. Sulla base di quello che abbiamo oggi ritengo che ci siano ottimi argomenti per il futuro.
Anche in Spagna si vive di questi cori razzisti, come nei casi di Rudiger e Muntari?
Evidentemente è un tema che mi preoccupa come tutte le persone qui presenti. In Spagna il tema si sta gestendo abbastanza bene, grazie al contributo di tutti, che seguono la stessa linea. In Italia si può fare altrettanto bene, ma sarà necessario l’aiuto di tutti. Un calciatore professionista deve uscire dal campo arrabbiato perché ha perso la partita, ma mai offeso per il colore della pelle. Tony è un ragazzo straordinario, sta soffrendo per questo tema. Invito tutti a proteggere lui e Muntari. Siamo nel 2017 e non dovremmo parlare di questi temi e invece lo stiamo facendo. Chiedo sostegno, aiuto a denunciare.
A Roma si è vinto poco, quello che però colpisce è che lei ha reso Siviglia una realtà che ha vinto. Vede analogie tra le due realtà? Qual è il segreto di cambiare mentalità?
Non credo che ci siano segreti o formule magiche. Non esistono due club identici, ciascun club ha una fisionomia, storia e città dietro. La risposta è il lavoro, non soltanto acquistare un calciatore o vedere una partita. I tifosi della Roma meritano che i propri sogni vengano realizzati. Se tutti non andiamo nella stessa direzione non possiamo arrivare ai nostri obiettivi. Il mio messaggio è questo, io sono qui per cercare di aiutarli a realizzare questi sogni. Con il tempo imparerete a conoscermi. La direzione è quella di unire tutti, da Pallotta a Monchi, per raggiungere lo stesso obiettivo. Questo il primo passo.
Sulla posizione di Spalletti
Voglio raccontare una storia, anzi un segreto. La prima volta che sono stato contattato, ragionando quali sarebbero stati i pro i contro, l’unico contro sarebbe stato quello di avere una complicazione nel lasciare Siviglia. Di alcuni pro ve ne ho già parlato, ma di uno se ne è parlato poco, ed è Luciano Spalletti. Avevo voglia di incontrarlo, di lavorare con lui, è un allenatore molto importante. Detto questo cercherò di realizzare questa possibilità. E’ anche vero però che adesso quello che conta sono le ultime partite e non ci possiamo distrarre nemmeno un secondo. Rimango di tale speranza, vedremo se ci riuscirò, io comunque ci proverò.
Come sarà lavorare in un club dove per la prima volta non avrà questo vincono emotivo? Lei prima ha detto che lavorerà qui essendo Monchi, significa che al Siviglia era arrivato un momento in cui questa richiesta non veniva più soddisfatta?
Si è vero è la prima volta che esco da Siviglia in tutti i sensi. E’ la prima volta che lascio questa città. C’è paura dell’ignoto, ma neanche nei miei sogni migliori avrei potuto immaginare un’accoglienza del genere. Tutto questo ha reso più semplice la mia traversata. Direi che la partita è iniziata con il vantaggio di 1-0. Prima non so se mi sono spiegato male. A Siviglia ho trovato condizioni di lavoro eccellenti, da 1 a 10, 20, e volevo trovarle anche altrove.
Lei è chiamato a programmare il futuro. Nel futuro ci sono anche Totti e De Rossi. Aprirebbe ad un rinnovo di Totti e su De Rossi che novità ci sono?
Inizio rispondendo su Daniele. La voglia e l’interesse delle due parti reciproco è il medesimo. Sia Daniele che la Roma vorranno continuare insieme, dovremmo essere imbranati per non continuare insieme. Cercheremo di raggiungere questo obiettivo comune. Per quanto riguarda Francesco, sono arrivato una settimana fa qui e sapevo che vi era questo contratto di altri 6 anni in società. Io allora chiedo che Francesco a questo punto sia più vicino a me, per farmi capire cosa è la Roma, perché Francesco è la Roma. Chiedo che mi sia vicinissimo, se lui lo vorrà.
Nella sua scelta di venire alla Roma quando ha influito la figura di Franco Baldini?
Non so quanto, è la Roma che mi ha influito. Baldini è stata la persona che mi ha contattato, perché lui aveva il mandato di contattarmi. Non mi sono innamorato di Baldini, ma della Roma.
Il piazzamento della Roma quanto influirà nel piano economico e di mercato del club?
Io in questo momento sto seguendo tre corsi accelerati: in italiano, poi sto cercando di imparare tutti i nomi delle persone che lavorano qui, questo è il più difficile, e poi un corso accelerato in ambizione. La Roma è una squadra ambiziosa da cima a fondo. L’accesso alla Champions da denaro importante, ma non è tutto. Cerchiamo di andare direttamente in Champions anche per la crescita e per cercare di attirare calciatori importanti. E’ tutta questione di prestigio, qualora non riuscissimo ad arrivare a questo obiettivo ci rimboccheremo le maniche e lavoreremo sodo.
Lei ha detto che ha Siviglia era un po’ costretto a vendere calciatori per mettere apposto il tetto ingaggi. A Roma ha la missione di mettere a posto i conti prima?
La strategia fatta al Siviglia era necessaria, per cercare di lottare per quegli obiettivi ambiziosi. A Siviglia siamo riusciti a risolvere il problema finanziario generando le plusvalenze. Oltre a buoni numeri economici a Siviglia ci sono stati successi importanti, quelli che vorremmo dare alla Roma. Il problema non è vendere, ma comprare male, questo vale per tutti e non solo per questa squadra. Infine le rispondo con un’altra domanda: crede che io sia venuto qui lasciando Siviglia per non vincere?
Lei ha detto che non ha paura di vendere. Esiste la parola incedibile? Le va di raccontarci come funziona il processo di selezione di un calciatore?
Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta tipo che dovrei dire è esistono giocatori incedibili, ma non esistono giocatori incedibili. Esistono giocatori più importanti e meno. La Roma analizzerà tutte le offerte che le perverranno in termini economici e le valuterà. La Roma non ha un cartello appeso al collo e si dice si vende. Per la seconda domanda sarà il caso di trovarci in un’intervista a tu per tu, Luca (Pietrafesa, ndr) mi ha detto che devo chiudere presto.
Il suo obiettivo è cercare di comprare giovani sconosciuti, vedi Sergio Ramos e Dani Alves, oppure si può sognare con un top player, esempio Higuain. E su Kessie?
Una piccola precisazione. Ramos era già del Siviglia. A me piace comprare giocatori giovani, ma non è un’ossessione. Innanzitutto devono essere bravi, importante, e poi che abbiano la fame di vittoria, la voglia, la volontà, l’entusiasmo, poi è uguale se abbiano 19 o 28 anni. Kessie è un ottimo calciatore, che la Roma segue. Giocatore che già conoscevo, è una possibilità, siamo soltanto agli inizi. Posso aggiungere poco altro.
(fine)