Per l’ultimo match romano del decennio che le ha viste quasi sempre protagoniste, Roma e Juventus si ritrovano a combattersi nel “piccolo” Flaminio.
Il progetto dello stadio fortemente voluto dal presidente Dino Viola era stato respinto quasi tre anni prima; con la sua lungimiranza l’ingegnere aveva previsto con largo anticipo, rispetto al resto d’Europa, l’importanza che un impianto di proprietà riveste per la stabilità di un club, ma non si volle dar seguito alla sua istanza.
Quindi, con un Olimpico ridotto ad un cantiere in vista del mondiale di calcio del 1990, la Roma è costretta a trasferirsi sul campo che, prima della ristrutturazione portata a termine nel 1959, l’aveva vista conquistare il tricolore del 1942, quando si chiamava ancora Stadio Nazionale.
Tutto ciò comporta non pochi problemi relativi a mancati incassi e disagi di ogni tipo, ma bisogna fare di necessità virtù. Con il chiaro obiettivo di limitare i danni e condurre in porto una stagione dignitosa viene chiamato un sergente di ferro per la panchina: Gigi Radice.
Il tecnico che nel 1976 aveva guidato il Torino al successo in campionato, riuscirà a farsi amare dal popolo giallorosso per la sua serietà e concretezza. L’annata 1989 – ’90 muove così i suoi lenti passi fino alla penultima giornata di andata, è il 17 dicembre 1989 quando si ripropone lo scontro tra le regine degli anni Ottanta. Questa volta la vetta è un po’ distante, ad occuparla è il Napoli (che ci resterà fino al termine del torneo, cucendosi sul petto il suo secondo tricolore).
Di fronte alla compagine torinese la Roma si dispone con: Cervone, Berthold, Nela, Di Mauro, Manfredonia, Comi, Desideri, Conti, Voeller, Giannini, Rizzitelli. Dino Zoff, allenatore della Juve, risponde schierando: Tacconi, Bruno, De Agostini, Galia, Brio, Fortunato, Alejnikov, Rui Barros, Zavarov, Marocchi, Casiraghi. Arbitra l’incontro il signor Agnolin di Bassano del Grappa.
Nella migliore tradizione delle sfide tra i giallorossi ed i bianconeri il ritmo è elevato fin dai primi minuti. Dopo un tentativo di Conti deviato in angolo al 4° è la Juve a mancare una favorevolissima occasione per sbloccare il punteggio. È Di Mauro, travestito da Babbo Natale in anticipo di una settimana, a regalare un pallone di platino a Casiraghi.
L’attaccante juventino riceve al centro dell’area il retropassaggio effettuato con una leggerezza eccessiva dal romanista e batte questo rigore in movimento, o meglio… ci prova. Cervone si è mosso in tempo e riesce a toccare, compiendo un autentico miracolo.
Dopo questa sciagurata distrazione i padroni di casa impongono il loro ritmo: Desideri, Voeller e soprattutto Giannini creano più di qualche apprensione a Tacconi. Al 35° Rizzitelli finisce a terra in area strattonato da Brio, ma il direttore di gara non interviene. Zavarov ci prova con un insidioso rasoterra, ma Cervone si oppone con le unghie spedendo in corner a pochi millimetri dal palo alla sua destra. Il risultato non si sblocca, si va al riposo sullo 0-0. Inizia la ripresa, la squadra di Zoff cerca di sorprendere in contropiede gli avversari, ma all’ottavo è Voeller ad andare vicino al gol. Il suo colpo di testa viene spinto sulla traversa da Tacconi.
I giallorossi premono, spronati da un Flaminio che avverte, come sempre, la rivalità con i bianconeri.
La Juve si perde e la Roma domina, legittimando la sua superiorità al 22°. Rizzitelli effettua un traversone dalla sinistra, Desideri in area è libero di saltare e colpire di testa spedendo dove Tacconi non può arrivare. L’estremo difensore juventino, infatti, è costretto a seguire mestamente con lo sguardo il pallone che s’insacca alla sua destra.
Il Flaminio esplode di gioia, il suo pubblico corre ad abbracciare idealmente Desideri che si è arrampicato sulla vetrata sotto la Curva Sud, la Roma è meritatamente in vantaggio. Si attende la reazione dei piemontesi, ma la cronaca dice che è la squadra di Radice a sfiorare il raddoppio con Voeller e Nela. Nell’ultimo quarto d’ora trovano spazio Pellegrini e Piacentini rispettivamente per Conti e Nela, mentre tra i bianconeri Serena e Napoli rimpiazzano Zavarov e Brio.
Arriva il fischio finale, la Roma trionfa sulla Juve e condivide momentaneamente il secondo posto con Inter e Sampdoria, a quattro lunghezze dal Napoli di Maradona e del presidente Ferlaino. Il tifoso romanista può così festeggiare il Natale con serenità, vivendo un raro momento dolce in un anno denso di difficoltà logistiche e, conseguentemente, finanziarie a cui la società ha dovuto far fronte.
Nel girone di ritorno la più grossa soddisfazione viene colta nel derby di ritorno, risolto dal “tedesco che vola” Rudy Voeller con una testata alla mezz’ora del primo tempo. Radice porta a termine la sua “mission impossible”, conquistando un ottimo sesto posto che significa qualificazione per la coppa UEFA dell’anno seguente, in cui l’ultima Roma del presidente Viola raggiunge la finale… ma questa è un’altra storia.
di Massimiliano Spalluto