di Massimiliano Spalluto
Una delle sfide più emozionanti, intense e combattute tra la Juventus e la Roma ha luogo domenica 6 maggio 2001, allo Stadio Delle Alpi di Torino. La Roma di Franco Sensi e di Fabio Capello è in testa al campionato a poche giornate dal termine, sei punti sopra i bianconeri.
Le formazioni in campo, Juventus: Van Der Sar, Tudor, Iuliano, Montero, Pessotto, Zambrotta, Tacchinardi, Davids, Zidane, Inzaghi, Del Piero. La Roma si presenta all’appuntamento con la storia con: Antonioli, Zebina, Samuel, Aldair, Cafu, Tommasi, Zanetti, Candela, Totti, Batistuta, Delvecchio. Partenza traumatica per la capolista, dopo neanche 7 minuti un già consistente vantaggio arride ai bianconeri.
Guidati da un allenatore che a Roma tutti ricordano con affetto, ossia Carletto Ancelotti, i bianconeri sono sul 2-0 e sembrano avere una condizione fisica decisamente migliore rispetto agli avversari. Hanno colpito Del Piero di testa e poi Zidane con una conclusione da fuori area. La Roma è in affanno, non riesce a creare pericoli ed il vantaggio di sei punti in classifica si dimezza.
Per poco Davids non approfitta di un retropassaggio per poter chiudere l’incontro ed andare sul 3-0. Nella prima frazione la squadra di Capello recrimina per un atterramento in area di Delvecchio da parte di Zambrotta, poi tutti negli spogliatoi. Ad inizio ripresa un avvicendamento in attacco: Montella prende il posto di Delvecchio. Al quarto d’ora vengono completate le sostituzioni con un doppio cambio: Marcos Assunçao rileva Zanetti e, soprattutto, Hidetoshi Nakata prende il posto di Francesco Totti.
Sarà proprio l’ingresso del “Samurai” giallorosso a rivelarsi determinante in questa gara fondamentale per l’attribuzione del titolo. L’orologio indica il 33° quando Nakata ruba palla a centrocampo a Tacchinardi, avanza e da circa 25 metri scaglia col destro un’autentica sassata verso la porta juventina. Traiettoria angolatissima, Van Der Sar non può arrivarci, è la rete del 2-1. Primo piano dell’attaccante nipponico, il suo “Haaai” (traduzione: “Sì”) infonde una speranza nei cuori romanisti, ora la miracolosa rimonta appare possibile.
Partita riaperta, saranno dieci minuti di fuoco fino al novantesimo e recupero. Nella Juve entrano nell’ordine: Conte per Del Piero, Kovacevic per Inzaghi e, poco prima dell’indicazione del tempo da recuperare, Ferrara rimpiazza Iuliano. La lavagna luminosa indica cinque minuti ed è proprio durante il primo giro percorso dalla lancetta che il match vive il suo momento decisivo.
La Juve è arroccata nella sua metà campo, schiacciata dalla determinazione dei giallorossi. La squadra di Ancelotti si difende come può, i palloni intercettati vengono soltanto allontanati con forza, senza cercare di proporsi in azioni di contropiede. La Roma preme e Vincent Candela sulla sinistra, dopo un tentativo di traversone respinto, decide di appoggiare nuovamente a colui che ha riacceso le sorti della sfida – scudetto: Nakata. Il giapponese ci riprova con una conclusione da circa venti metri, Van Der Sar si oppone ma non trattiene. La palla rimbalza lì davanti a lui, il pubblico scatta in piedi. Mentre il tempo sembra rallentare come nel più avvincente dei film d’azione, ecco avventarsi sul pallone l’ “Aeroplanino” romanista, Vincenzino Montella.
È più veloce di tutti, il suo tocco scavalca l’estremo difensore juventino e permette al pallone di depositarsi in rete, realizzando quella che fino ad un quarto d’ora prima poteva sembrare solo una missione impossibile. È il pareggio, 2-2; nel settore ospiti la delusione che serpeggiava nei primi ottanta minuti di gioco è svanita del tutto, lasciando spazio alla gioia più sfrenata.
Ai piedi di quella porzione di spalti, gli eroi artefici della rimonta si abbracciano scaricando tutta l’adrenalina accumulata in quell’ultimo frangente di assalto totale all’area avversaria. C’è da gestire gli ultimi 4 minuti, il mister Capello richiama tutti alla massima concentrazione per non vanificare l’impresa. Si tratta di una memorabile pagina di storia giallorossa che attende solo la parola “fine” per poter essere tramandata ai posteri. La tensione è ovviamente altissima, per reciproche scorrettezze Assunçao e Tacchinardi vengono allontanati dal campo dall’arbitro Braschi, molto energico nel dirigere una partita davvero complicata. Mancano venti secondi allo scadere del quinto minuto ed a cantare sono solo i supporters giallorossi, tutt’intorno è silenzio e rimpianto.
Una serie di passaggi sottolineati dagli “Olé” del pubblico di fede romanista ed arriva puntualissimo il triplice fischio. A cinque giornate dal termine la Roma conserva i sei punti di vantaggio sull’avversaria più temibile.
Nella Capitale già qualcuno sfida la sorte e la scaramanzia inscenando caroselli, si festeggia parlando di un certo pezzo di stoffa da aggiungere sulla casacca per il prossimo anno… non si sa che nome dargli, per il momento.
C’è ancora un mese da vivere intensamente fino alla fatidica data del 17 giugno, in cui il calendario metterà di fronte ai giallorossi il Parma. Ora un tanto atteso “sogno” torna nuovamente a farsi percepire e vivere come una splendida realtà.