di Massimiliano Spalluto
Ci sono match che rimangono nel cuore di un tifoso per via del risultato finale ed altri che restano impressi per un episodio o per un gesto tecnico. La sfida con l’Inter del 26 ottobre 2005 soddisfa entrambi i criteri per non essere dimenticata facilmente dal supporter giallorosso.
Si scende in campo di mercoledì, di fronte l’Inter di Mancini e la Roma guidata da Luciano Spalletti. I giallorossi non si impongono nella tana dei nerazzurri dall’11 settembre ’94 (0-1) in cui a decidere fu l’autorete dell’ex romanista Gianluca Festa. In campo per la Roma: Doni, Panucci, Kuffour, Chivu, Cufrè, Mancini, Perrotta, De Rossi, Taddei, Totti, Montella. La squadra di Spalletti passa subito al 12°:
Rodrigo Taddei mette al centro e Vincenzino Montella anticipa di piatto Julio Cesar infilando la porta dei padroni di casa. Si giunge alla mezz’ora e si riparte dalla metà campo giallorossa. Francesco raccoglie palla, si libera di due avversari ed inizia la discesa. Per esperienza lo spettatore punta velocemente lo sguardo sui giocatori che accompagnano l’iniziativa e sono liberi da marcature.
È istintivo, il manuale del calcio dice che bisogna servire colui che è nella migliore condizione per andare a rete. Ci si attenderebbe un passaggio smarcante o la sponda di un compagno, quindi, ma se ad avanzare è Francesco Totti può accadere di tutto; testa bassa e pallone difeso evitando gli assalti dei nerazzurri.
A pochi metri dall’area interista ecco la soluzione che può appartenere solo all’audacia di chi è perfettamente consapevole di avere un rapporto molto confidenziale con la sfera. Il genio progetta e l’artista mette in pratica, le caratteristiche dei grandi campioni. Tutto prende vita nell’arco di pochissimi secondi, il tempo di cogliere l’opportunità concessa da un portiere troppo avanzato che non sa cosa l’aspetta. Il cuore dello spettatore romanista inizia a battere veloce, si avverte quel piccolo brivido, quella sensazione che precede qualcosa di importante… ma difficilmente si potrebbe essere pronti a quello che si propone di lì a pochi istanti.
Quando il pallone si stacca dal piede del Capitano la bocca dell’osservatore si spalanca, il supremo talento calcistico si palesa così ai comuni mortali. Un pallonetto tanto spettacolare quanto preciso ed inatteso per tutti, la palla termina in rete beffando l’estremo difensore interista. Un assoluto capolavoro balistico che sazia in un attimo i palati dei più fini intenditori di calcio; se poi l’intenditore è anche tifoso romanista, dopo aver superato la fase dello stupore in lui subentrerà la gioia per il gol del raddoppio alla “Scala del calcio”. Ma questo, come già detto, solo in un secondo momento; prima di tutto il tifoso imprimerà nella sua memoria la data di una gara di cui parlerà spesso negli anni a venire. Il pubblico presente si alza in piedi senza distinzioni di tifo, solo tanti applausi per il Capitano.
Tornando alla cronaca, prima del gol di Totti due legni colpiti in un minuto: prima Mancini vede il suo diagonale deviato sul palo da Julio Cesar, con Montella che non riesce a ribadire in rete per l’intervento in scivolata di Materazzi, e poi la traversa colpita da Cruz di testa. Ad inizio ripresa il contatto in area tra Materazzi e Montella viene punito con il rigore trasformato da Totti, 3-0 e doppietta per il Capitano. L’ “Imperatore” Adriano, che ha sostituito Ze Maria dopo l’intervallo, riesce nell’impresa di riaprire il match. Primo colpo al 22°, punizione che scheggia il palo interno e s’insacca alle spalle di Doni, assolutamente fuori causa nella circostanza.
Non altrettanto incolpevole, invece, al 32° quando si fa sfuggire il pallone dalle mani cadendo a terra ed Adriano deposita in rete senza difficoltà, 3-2 per la Roma e gara riaperta. Nei minuti di recupero si affrontano a brutto muso Veron e Totti, con l’interista che colpisce il giallorosso. L’arbitro opta per la doppia espulsione, squadre in dieci. Fischio finale, la Roma torna vittoriosa dal Meazza nerazzurro dopo undici anni.
Al termine della stagione l’Inter occupa il terzo posto finale ma si vede assegnato il tricolore, mentre la Roma dalla quinta posizione viene elevata alla seconda piazza. Il terremoto in classifica è dovuto ai verdetti relativi alla vicenda Calciopoli i cui sviluppi hanno aperto uno squarcio su squallidi retroscena interni al calcio italiano.
Sulla faccenda sarà la storia a dare il suo giudizio finale ed a trarre le debite conclusioni, a riconciliare col gioco del calcio, fortunatamente, resta la bellezza delle gesta dei grandi campioni quali Francesco Totti.
1 commento
Caro Carlo ti scrivo perché purtroppo mi hanno tolto l’enfasi di guardare la magica . Ti premetto che ho 50 anni quindi capisco cosa intendi per amarcord. Volevo solo chiederti cosa ne pensi in primis di questa presidenza che deve vendere pezzi da 90 ogni anno per far quadrare il bilancio e che testimonia che il vostro perché mio non è presidente non ha una lira e quindi finchè non se ne va non possiamo sperare in nulla fuorché arrivare in zona champions altrimenti questo se venne mezza squadra .Secondo : cosa ne pensi di questo allenatore che dire incompetente è fargli un complimento rimpiango amaramente Spalletti questo veramente secondo me di calcio veramente non capisce nulla