Amarcord. Inter – Roma 1975: Morini e De Sisti firmano il due a zero finale. Terzo posto per la Roma

La vittoria a Milano per sfatare un tabù e chiudere il torneo in terza posizione dietro Juve e Napoli.

La stagione 1974 – ’75, però, era partita tra gli incubi: Roma ultima con 2 soli punti dopo cinque giornate. Un tracollo! Ci sarebbero molte attenuanti per quest’avvio disastroso, tra cui pali colpiti (una costante anche dei giorni nostri), tanti gol mancati di poco oltre a 3 sconfitte tutte per 1-0, ma la sostanza non cambia.
Il presidente Gaetano Anzalone, da tutti riconosciuto come un vero gentiluomo prestato al mondo del calcio, medita di rassegnare le dimissioni dalla carica.

A quel punto, però, il vento cambia; dopo la sconfitta su rigore con la Juve la Roma inanella una serie di sei vittorie consecutive che la proiettano nelle zone alte della classifica.

L’affermazione con l’Inter nell’ultimo turno d’andata dice che, al giro di boa, la formazione capitolina è terza. Il girone di ritorno, però, la riporta alle abitudini sfortunate di inizio competizione.

Di fronte il Torino di Graziani, Castellini e Zaccarelli, il gruppo che l’anno seguente conquisterà il tricolore rinvigorendo il mito del “Grande Torino”.

Contro i granata la Roma colleziona tre pali ed alla fine perde ancora per 1-0 (quinta volta su 5 sconfitte totali!), con gli avversari che ammetteranno a fine gara che i capitolini, tra andata e ritorno, meritavano sicuramente di più.

La truppa di Liedholm, però, non perde la testa e tiene il passo; vince con la Juve capolista, si aggiudica anche il derby di ritorno, (dopo quello d’andata Chinaglia, capitano biancoceleste, pretese dai suoi compagni di poter bruciare le “maglie della sconfitta”) e prosegue mantenendosi nelle zone alte della graduatoria.

Ora c’è da difendere il terzo posto, uno sforzo davvero impegnativo visto che la squadra di Liedholm, per l’ultima sfida dell’anno, è attesa a Milano dall’Inter, un terreno per lei inespugnabile da molti anni.

È il 18 maggio 1975, la squadra lombarda non ha certo brillato in questo torneo, ma il suo allenatore Luis Suarez pretende di concludere dignitosamente l’annata.

L’Inter scende in campo con: Bordon, Guida, Fedele, Bertini, Facchetti, Bini, Mariani, Scala, Boninsegna, Moro, Nicoli. La Roma risponde con: Conti, Negrisolo, Rocca, Cordova, Santarini, Cavalieri, Penzo, Morini, Prati, De Sisti, Spadoni.

Arbitra il signor Pieri della sezione di Genova. Appena 4 minuti ed il punteggio cambia. Rilancio del portiere giallorosso raccolto da Morini che avanza, si libera di Bertini ed effettua un diagonale alla sinistra di Bordon su cui l’estremo difensore nerazzurro non può nulla, la Roma è in vantaggio.

Altri dieci minuti ed al 14° i giallorossi allungano. Discesa inarrestabile di “Kawasaki” Rocca sulla destra,; elusi gli interventi di Guida e Bini mette una palla al centro per De Sisti che di destro spedisce in rete.

Dopo neanche un quarto d’ora di gioco la gara ha emesso il suo verdetto, il resto è pura cronaca spicciola. Ad inizio ripresa tra i padroni di casa entra Cerilli al posto di Nicoli, mentre Liedholm dà spazio a Sandreani che rileva Penzo a 12 minuti dal termine.

Unico colpo di scena, l’invasione di campo effettuata da una cospicua fetta di supporters nerazzurri. In un primo momento si era temuto un gesto dettato da derive di contestazione, che negli anni Settanta vanno ben oltre il semplice gesto dimostrativo, ma chi è entrato nell’arena vuole solo far finire il torneo salutando i giocatori.

I sorrisi prolungati tipo paresi facciale, che costringono i calciatori a camminare in mezzo alla folla con un’espressione inebetita tra un selfie e l’altro, non sono ancora necessari.

I ragazzi le foto dei loro campioni se le portavano da casa, sperando di farle firmare al loro idolo, possibilmente con una dedica. Chi non ha le istantanee pronte, o un poster, si accontenta di un quaderno e si lancia all’inseguimento per ottenere il più alto numero possibile di autografi.

Altri, invece, si procurano vari souvenir: magliette, fasce, pantaloncini… Una volta ripristinato l’ordine e liberato il rettangolo verde dagli intrusi, si riprende per giocare gli ultimi dieci minuti di questo campionato, fino a che giunge il fischio finale dell’arbitro Pieri. Sul tabellone si legge 0-2!

La Roma vince nella Milano nerazzurra dopo tredici anni e mezzo dall’ultimo successo; era un San Silvestro di calcio, quello del 1961, in cui una rete di Manfredini fece trionfare per l’ultima volta i capitolini al Meazza.

La stagione finisce qui, Anzalone raccoglie il suo migliore piazzamento in campionato e si torna a vedere una qualificazione alle coppe europee dopo ben 6 anni di assenza.

Si vivrà un’estate piena di sogni e di illusioni; in fondo, si pensa, con un po’ di fortuna in più quei quattro punti di distanza dalla Juve campione sarebbero stati colmati con pieno merito, ma l’annata seguente farà ricadere la Roma nei suoi soliti peccati storici: le mancate conferme!

Per vederla maturare da quel punto di vista bisogna attendere gli anni Ottanta con Dino Viola, il ritorno del “Barone” Liedholm e una generazione di campioni radunati in un gruppo unico.

di Massimiliano Spalluto

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