a cura di Massimiliano Spalluto
Una giornata densa di emozioni, di colpi di scena, a tratti quasi irreale, che segna una tappa a favore dei giallorossi nel cammino verso la conquista dello scudetto.
Uno degli ultimi scogli da affrontare sulla rotta del ‘sogno’ è la trasferta di Firenze, un campo ostico che la Roma non riesce ad espugnare in campionato da Santo Stefano del 1965, sono passati più di 17 anni. La squadra è concentrata, il “Barone” Nils Liedholm fa di tutto per mantenere un ambiente sereno, ma la tensione raggiunge livelli record. Si conta sempre sulle proprie forze ma, quando si è vicini al termine del percorso, si confida anche in un passo falso di chi è alle spalle. La Juve, che guida il gruppetto degli inseguitori, è impegnata nel derby della Mole, contro i granata allenati da Eugenio Bersellini.
È il 27 marzo 1983, 25° turno. Quindicimila supporters romanisti sono presenti allo stadio, occhi fissi sul campo e gli immancabili sguardi furtivi al vicino con la radiolina incollata all’orecchio, per coglierne eventuali reazioni importanti. Inizia la gara con tre punti di vantaggio sui bianconeri. Dopo un quarto d’ora la Roma è sotto di un gol, realizzato da Daniele Massaro e la Juve passa in vantaggio con Paolo Rossi: un solo punto di distacco! Il pari arriva con “Bomber” Roberto Pruzzo al 18°, si torna almeno a 2 lunghezze (il bottino di una vittoria di quei tempi).
Nella ripresa giallorossi in vantaggio con un rigore trasformato da Herbert Prohaska, rigorista supplente vista l’assenza dello specialista Agostino Di Bartolomei e l’uscita di scena di Pruzzo. Il suo posto è stato preso da Chierico, che si è procurato il penalty. La Juve raddoppia con Platini, le speranze affidate al Toro sembrano svanire; ripristinato almeno lo statu quo ante, si resta a +3. A questo punto succede qualcosa di imprevedibile, l’eventualità a cui nemmeno il bookmaker più fantasioso avrebbe potuto pensare, attribuendole una quotazione sicuramente milionaria: dal 26° al 29° cambia il corso della storia. Il vecchio cuore granata ha un sussulto, un impeto d’orgoglio che annichilisce la “vecchia signora”, rendendola incapace di reagire. Poco più di tre minuti e la sequenza firmata da Beppe Dossena, Alessandro Bonesso e Fortunato Torrisi ribalta il punteggio.
Toro in vantaggio, popolo giallorosso incredulo davanti agli accadimenti che la voce inconfondibile del grande Enrico Ameri narra per radio. Le notizie che arrivano da Torino creano un’atmosfera particolare, di gioia mista ad attesa, che finisce inevitabilmente per coinvolgere i giocatori in campo. Subentra un po’ di timore, quella paura di vincere che fa perdere la giusta lucidità nelle giocate.
Proprio questo stato d’animo porta Carlo Ancelotti a compiere un errore, un colpo di testa verso la sua porta che finisce per mettere fuori causa il portiere Franco Tancredi, regalando l’insperato e definitivo pareggio ai padroni di casa. Al termine della partita, di fronte ai microfoni, Ancelotti ammette di non aver visto il suo portiere uscire dai pali; combattuto dall’alternativa di spedire in calcio d’angolo quella palla spiovente, ha scelto di appoggiare all’indietro. Poco male, dopo il primo quarto d’ora si era a +1, ora si vola a +4: Roma 35, Juventus 31. Si tratta di un punto guadagnato che, a sole cinque giornate dal termine, pesa come un macigno sull’economia del campionato. Dalla torre di Palazzo Vecchio la Roma scorge il tricolore che si avvicina mentre la Juve ha vissuto la stracittadina più rocambolesca della sua storia.
Arriva il pareggio a Genova quattro turni dopo, è l’apoteosi. L’impresa è compiuta, il sogno tricolore si è materializzato dopo un’attesa lunghissima. Il 15 maggio ultimo impegno contro il Torino, invitato alla festa della Roma già campione d’Italia. Il film di quell’annata indimenticabile scorre velocemente nella mente del tifoso romanista, tornando a quell’ultima domenica di marzo. La notte prima pochi tifosi si saranno accorti del convenzionale cambio d’orario, con l’ora di sonno in meno, anzi… a pochi passi dalla meta, non molti saranno riusciti a dormire. Si ripensa ad un ritorno festoso dalla terra toscana mentre il Torino aveva smontato le velleità della Juve con un’impresa memorabile.
Una domenica che le due tifoserie, di fronte in quest’ultima giornata per una sfida poco più che simbolica, non cancelleranno mai dalla loro memoria.