Siamo nella stagione 1965 – ’66, la prima segnata dalla politica di “Austerity” voluta dal nuovo presidente, il futuro senatore Franco Evangelisti.
Si sta per chiudere uno degli anni più difficili e pesanti per l’A. S. Roma; a gennaio del 1965 è stata resa nota la grave crisi finanziaria in cui si dibatte la società ed a cui hanno fatto seguito le tristemente note collette del Sistina e tante altre situazioni che, per fortuna, restano un lontano ricordo.
Evangelisti, ricevuto dall’ex presidente Marini Dettina il pesante fardello, ha dovuto sfoltire la rosa e cedere molti dei campioni giallorossi presenti nei primi tornei del decennio.
Risanare le casse societarie, di conseguenza, significa andare incontro ad un sicuro ridimensionamento che, nel periodo in questione, non significa rinunciare ad una qualificazione in Champions League (tra l’altro la Coppa dei Campioni era molto diversa dall’attuale competizione), bensì ritrovarsi a lottare con l’unico obiettivo di rientrare quantomeno nella cosiddetta “colonna di sinistra” della classifica.
Le soddisfazioni, in questo frangente, arrivano solo con il ruolo di “ammazzagrandi” che la compagine capitolina interpreta alla perfezione, compiendo spesso delle autentiche imprese. Una delle “grandi” è proprio la Fiorentina che, in quest’annata, mette le mani su Coppa Italia e Mitropa Cup e, di lì a tre anni (1968 – ’69), conquisterà il secondo scudetto della sua storia. La sfida con i viola giunge alla quattordicesima giornata, con la Roma ottava in graduatoria insieme a Lazio e Cagliari.
Si gioca nel giorno di Santo Stefano, 26 dicembre 1965. I toscani hanno due punti in più dei capitolini e vengono da un contestato pareggio interno col Napoli; Beppe Chiappella, tecnico dei gigliati, dispone in campo: Albertosi, Rogora, Castelletti, Guarnacci, Ferrante, Brizi, Hamrin, Bertini, Nuti, De Sisti, Morrone.
Gli risponde il mister giallorosso Oronzo Pugliese schierando: Cudicini, Tomasin, Ardizzon, Carpenetti, Losi, Carpanesi, Francesconi, Tamborini, Spanio, Salvori, Barison. Dirige l’incontro il signor Righi della sezione di Milano. La Roma confonde le idee ai padroni di casa che non riescono a rendersi pericolosi. Nei primi minuti episodio decisivo: il viola Bertini si fa male in uno scontro di gioco con Salvori.
Prova a resistere per un po’ ma dal 27°, visto che non sono ammesse ancora le sostituzioni, passa all’ala. Accertamenti medici nel post – gara diranno che si tratta di una doppia frattura al piede destro… Bertini è decisamente un eroe nel voler restare in campo.
Con la Fiorentina praticamente in dieci, i giallorossi si limitano a controllare senza grossi sforzi le sfuriate dei viola. Termina la prima frazione a reti inviolate. Inizia la ripresa, la Fiorentina prova ad attaccare ma non graffia. A questo punto gli uomini di Pugliese si rendono conto di poter osare qualcosa in più e si affacciano dalle parti di Albertosi.
Al 27° la svolta del match: palla dall’ex giallorosso Egidio Guarnacci a Rogora che, con leggerezza, si fa togliere la sfera da Salvori, da questi viene ceduta a Barison che affonda sulla sinistra.
Ferrante contrasta inutilmente la sua discesa mentre il giallorosso entra in area ed effettua un traversone su cui Albertosi decide di non uscire.
A colpire al volo si fa trovare pronto Fulvio Francesconi che insacca, Roma in vantaggio. I viola sbandano ed al 33° rischiano di andare sotto di due reti. Salvori ruba un’altra volta il pallone ai padroni di casa, in quest’occasione a Ferrante, entra in area, elude l’intervento di Albertosi e calcia verso la porta.
Castelletti in acrobazia recupera e mantiene vive le speranze dei suoi. I gigliati, però, non riescono ad essere incisivi e non creano pericoli per Cudicini.
Arriva il triplice fischio, dopo aver espugnato Genova (sponda Samp) e Bergamo, i giallorossi riescono nell’impresa di tornare vincitori da Firenze.
Nel resto dell’annata non saranno molte le soddisfazioni per il popolo romanista, queste arriveranno solo dagli scontri con le milanesi: vittoria contro il Milan all’Olimpico, dodici anni dopo l’ultima affermazione, e pareggio in trasferta al Meazza con la capolista Inter del “Mago” Herrera che poi si aggiudicherà il tricolore (Inter già battuta all’andata 2-0!). Per le vere soddisfazioni e poter sognare finalmente in grande bisognerà avere ancora molta pazienza. Ad maiora…
di Massimiliano Spalluto