di Massimiliano Spalluto
Dicembre 1982, in un mercoledì festivo l’Olimpico registra un record di incassi; il popolo giallorosso accorre in massa a sostegno della sua squadra che domina il campionato. La Roma è chiamata ad una difficile prova d’orgoglio: deve riuscire a ribaltare il risultato della gara d’andata contro i temibili tedeschi del Colonia, in palio la qualificazione ai quarti di Coppa UEFA. È un compito arduo, ma la fiducia verso questa squadra cresce partita dopo partita. Uno striscione campeggia in curva sud: “Non passa lo straniero!”, si rivelerà profetico al termine dei novanta minuti.
Sono trascorsi più di vent’anni da quando, nell’ottobre del 1961, la Roma conquistò il suo unico trofeo europeo. Dal gol di Paolo Pestrin che sancì la vittoria all’Olimpico contro gli inglesi del Birmingham (2-0) e la conquista dell’allora Coppa delle Fiere, di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima. In quegli stessi, difficili anni sessanta, il team capitolino raggiunse una semifinale nel ’63, sempre in Coppa delle Fiere, ma gli spagnoli del Valencia ebbero la meglio. Nel 1970 ancora in semifinale, questa volta in Coppa delle Coppe, si gioca lo spareggio a Strasburgo contro i polacchi del Gornik Zabrze; ad impedire l’accesso alla finale sarà il sorteggio (con il lancio della monetina negli spogliatoi). La regola delle reti segnate fuori casa non era ancora applicata e, dopo aver pareggiato 1-1 a Roma e 2-2 in Polonia, fu necessaria quella terza partita, conclusa 1-1 con lo sfortunato epilogo per i colori giallorossi.
Dopo quella gara, nel decennio settanta, una sola partecipazione alle coppe europee, nella Coppa UEFA 1975 – ’76, in cui la Roma si arrese agli ottavi contro i belgi del Bruges. Nel 1979, con l’arrivo del presidente Dino Viola, la storia prende una piega diversa; la presenza nelle competizioni continentali diventa abituale. La compagine di mister Liedholm conquista due Coppe Italia consecutive ai danni del Torino, sconfitto ai calci di rigore in entrambe le finali. Di conseguenza, due partecipazioni alla Coppa delle Coppe. Al primo tentativo viene estromessa dai tedeschi dell’Est del Carl Zeiss di Jena dopo l’incredibile rimonta nella gara di ritorno. All’Olimpico la Roma si impose 3-0 per poi vedersi sconfiggere con un pesante 0-4 su cui gravano pesanti sospetti di doping. L’anno successivo, dopo aver passeggiato sui nordirlandesi del Ballymena United, gli uomini di Liedholm si devono arrendere agli ottavi alla maggiore esperienza del Porto. Si giunge così alla stagione di grazia 1982 – ’83; al primo turno la Roma ha di fronte gli inglesi dell’Ipswich Town, vincitori del torneo nel 1981. Un’autorete di Russell Osman (uno degli atleti presenti nel film Fuga per la Vittoria) e la doppietta di Roberto Pruzzo (3-0) rendono più agevole il ritorno, in cui il gol di Aldo Maldera chiude i giochi a favore della Roma (1-3). Il secondo turno vede una sudatissima qualificazione ai rigori in terra svedese contro il Norrkoping.
Si arriva agli ottavi, il sorteggio dice: Colonia! Cliente peggiore non poteva esserci per la capolista in serie A. Di fronte giocatori di esperienza come Rainer Bonhof, Herbert Zimmermann, Bernhard Cullmann e gli altri nazionali che solo cinque mesi prima, al Bernabeu, avevano conteso all’Italia di Bearzot la Coppa del Mondo: il portiere Harald Schumacher, Klaus Fischer e Pierre Littbarski. Guida tecnica l’olandese Rinus Michels, il profeta del “calcio totale”. Il pronostico pende inevitabilmente a favore dei teutonici, ma la creatura del presidente Viola ha voglia di dimostrare che il suo primato in campionato non è casuale. La gara di andata, però, si chiude 1-0 per i tedeschi, rete di Allofs. La Roma, tuttavia, fa una bella figura sfiorando due reti a cui, ovviamente, si è opposto da campione Schumacher. Nulla è compromesso riguardo alla qualificazione; match di ritorno in programma l’8 dicembre, festività dell’Immacolata. I giallorossi partono all’assalto, ma il primo tempo si conclude a reti inviolate. Nella ripresa la svolta arriva al 10°: fallo di Cullmann su Pruzzo al limite dell’area, punizione. Sassata di Di Bartolomei su cui Schumacher si oppone come può, respingendo sulla testa di Maurizio Iorio che mette dentro. Lo svantaggio è annullato, la Roma continua a crederci ed il popolo romanista non si stanca di incitare incessantemente i suoi beniamini. Ci si prepara ai supplementari, sembrano ormai inevitabili.
È il 43°, angolo per la Roma. Bruno Conti effettua il traversone in area, tocca Pruzzo di testa, la palla giunge a Falcao che la stoppa di petto e batte al volo mentre Schumacher gli si fa incontro. Le parole del brasiliano: “…io che arrivavo da dietro in quell’attimo ho capito subito quello che avrei dovuto fare: stoppare, controllare la palla e battere con violenza mirando alto. Non ero sicuro di segnare, questo no, però sapevo che avrei dovuto fare esattamente quelle cose e le ho fatte…”. È il gol della qualificazione, esplode l’Olimpico! La gioia è incontenibile, la partita termina di lì a pochi secondi in uno stadio illuminato dalla fiaccolata dei tifosi. In palio c’era più del passaggio ai quarti; agli uomini di Liedholm e Viola era richiesta una prova di maturità, ed è arrivata.
Questa squadra non è più una sorpresa, è una formazione di rango ora, pronta anche per i grandi impegni europei. Ai quarti cederà combattendo alla pari col Benfica, ma a maggio centrerà il tricolore atteso da oltre quarant’anni. La vittoria sul Colonia segna una svolta epocale, l’Europa ha imparato a rispettare e temere la Roma di Dino Viola.