a cura di Massimiliano Spalluto
A Milano, in una partita delicatissima per la Roma, fa il suo debutto un giovane, da pochi giorni maggiorenne: si chiama Agostino Di Bartolomei. Nell’occasione a dargli fiducia è Antonio Trebiciani, allenatore della Primavera chiamato in prima squadra a sostituire il “Mago” Helenio Herrera; siamo nell’ultimo scampolo della fallimentare stagione 1972 – ’73. Agostino fa parte dal vivaio della Roma che conquista il suo primo scudetto Primavera, tra i compagni Bruno Conti e Francesco Rocca. Un gruppo forte, tenace, composto da ragazzi terribili che nel 1973 – ’74 si confermano campioni d’Italia e raggiungono il successo anche in Coppa Italia. Ago ne è ovviamente il Capitano, il punto di riferimento.
È il 7 ottobre 1973, sono trascorsi quasi sei mesi dall’esordio di Ago avvenuto a San Siro contro l’Inter. Dopo Trebiciani, arriva Manlio Scopigno. Al “Filosofo”, come viene definito il tecnico che ha guidato il Cagliari alla conquista del tricolore nel 1970, il presidente Gaetano Anzalone affida i sogni del popolo romanista. Inizia la nuova annata e si spera che la prima squadra possa dar seguito a quanto messo in mostra dai giovani. La giornata inaugurale vede ospite il Bologna di Bruno Pesaola, allenatore con trascorsi da calciatore nella Roma dell’immediato dopoguerra, Agostino è in campo.
Tante azioni da rete vengono vanificate dall’estremo difensore rossoblu. La Roma domina però sono gli ospiti a passare in vantaggio con Pietro Ghetti, è il 17°. La Roma sbanda, rischia di subire un pesante uno – due, ma si ricompone e si rende pericolosa. Ad inizio ripresa una rete di Pierino Prati, al debutto con la maglia giallorossa dopo i trionfi nel Milan del “Paròn” Nereo Rocco, riporta la parità. La Roma preme, merita il vantaggio. Siamo al 27° quando Domenghini rimette a centro area; il più veloce ad arrivare sulla palla è Di Bartolomei, con un tocco di destro mette dentro quello che, di lì a venti minuti, si rivelerà il punto della vittoria. Per lui, romano e romanista, la gioia è indescrivibile, è il suo primo gol con l’adorata casacca della sua Roma.
La gara termina ed Agostino chiede ed ottiene di poter portare a casa il pallone con cui si è giocato; lo vuole regalare al padre che l’ha sempre sostenuto ed incoraggiato. È un calcio romantico, vissuto col cuore, lontano da tante brutture e aridità del calcio multimiliardario degli anni duemila. Ago verrà mandato in seguito un anno a Vicenza per poi tornare utile alla causa giallorossa diventando “Capitan Dibba”. Arriveranno due Coppe Italia e nel 1983, dieci anni dopo il suo esordio, l’A. S. Roma vive il suo momento di massimo splendore. La compagine costruita dal presidente Dino Viola e diretta dal “Barone” Nils Liedholm conquista il tricolore, Agostino Di Bartolomei ne è il degno Capitano.
Roma al debutto nella stagione con: Ginulfi, Morini, Peccenini, Rocca, Batistoni, Santarini, Domenghini, Spadoni, Cappellini, Di Bartolomei, Prati. Di fronte il Bologna con: Battara, Roversi, Rimbano, Battisodo, Cresci, Gregori, Perani, Massimelli, Savoldi, Bulgarelli, Ghetti. Designato a dirigere l’incontro il signor Panzino di Catanzaro. La Roma sfiora più volte il vantaggio, ma è il Bologna a passare al 17°. Traversone di Gregori, Batistoni tocca di testa. La sfera arriva sui piedi di Bulgarelli che serve Ghetti, l’attaccante felsineo da pochi passi non ha difficoltà ad infilare in rete.
Giallorossi pericolosi, meriterebbero il pareggio ma il primo tempo si chiude con gli ospiti avanti 1-0. Inizia la ripresa e cambia la musica. Al 4° arriva il pari: traversone dalla sinistra di Morini, a centro area Prati, in tuffo, colpisce di testa e mette dentro. Da questo momento è un monologo giallorosso, il Bologna erige un muro. Per abbatterlo bisogna attendere il 27°, scambio Morini – Domenghini sulla linea di fondo, cross in area effettuato da Domenghini.
Di Bartolomei brucia tutti sul tempo toccando di destro. La sua conclusione non dà scampo a Battara che guarda il pallone entrare in rete all’angolo destro, Roma in vantaggio. Alla mezzora Sartori rileva Gregori, mossa che non dà frutto; la Roma controlla e si aggiudica il match.